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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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708 'CAP. XXII - S. GERTRUDE E SPIRITUALITÀ LITURGICA<br />

un elenco delle sue ingratitudini 31 , e finisce il tutto con la seguente<br />

preghiera :<br />

« Concedi a tutti coloro che leggeranno questo scritto con umiltà, che<br />

abbiano compassione <strong>della</strong> mia indegnità e compunzione per il proprio progresso,<br />

di modo che dagli incensieri aurei dei loro cuori caritatevoli salga a<br />

te profumo così soave che supplisca con abbondanza ad ogni mio difetto d'ingratitudine<br />

e di negligenza » 32 .<br />

La confidente di Gertrude e testimone <strong>della</strong> sua vita, che magnifica<br />

a gara il suo <strong>senso</strong> <strong>della</strong> giustizia, l'ardente suo zelo per la salvezza<br />

delle anime e la gloria di Dio, la sua esattezza negli esercizi<br />

regolari, la sua compassionevole e discreta carità, il suo <strong>senso</strong> di<br />

delicata purezza e la sua straordinaria fiducia e confidenza in Dio,<br />

fra tutte le sue virtù morali esalta però come la più notevole la<br />

sua umiltà:<br />

« Tra le molte splendenti virtù, di cui Dio, come di chiare stelle, la decorò<br />

mirabilmente per abitare in lei, in essa risplendette principalmente l'umiltà,<br />

che è il ricettacolo di tutte le grazie e la salvaguardia di tutte le virtù. Per cui<br />

si reputava così indegna dei doni di Dio, che non potè in nessun modo ammet-<br />

*ere di ricevere un dono a suo profitto, ma si stimava come un canale, per<br />

mezzo del quale, per qualche misteriosa disposizione divina, la grazia voleva<br />

raggiungere gli eletti di Dio. Ma essa stessa se ne reputava indegnissima e credeva<br />

di riceverli del tutto infruttuosamente. Solo che si sforzava, sia per iscritto<br />

che a voce, di distribuirli ad utilità del prossimo... Non stimava nessuno tanto<br />

vile da non credere che il dono di Dio fosse riposto in lui più fruttuosamente<br />

che in se stessa. Pur tuttavia non rifuggiva minimamente da questi doni, ma in<br />

tutti i momenti si teneva pronta a ricevere qualsiasi, dono di Dio e poi ad erogarlo<br />

ad utilità del prossimo, come se .fosse cosa non tanto sua quanto degli<br />

altri che la ricevevano per il racconto che essa ne faceva loro... Per cui, una<br />

volta, mentre camminava per il grande abbassamento di se stessa disse<br />

al Signore: "stimo, o Signore, che il più grande dei tuoi miracoli sia anzitutto<br />

questo che la terra mi porti, peccatrice indegna qual sono" » 3i .<br />

È certo che in Gertrude il sentimento <strong>della</strong> sua indegnità e <strong>della</strong><br />

misericordia e bontà di Dio fu il grande strumento <strong>della</strong> sua sempre<br />

più profonda purificazione. Per lunghi anni la malattia la consumò<br />

e la tenne spessissimo a letto, ciò che, naturalmente, fu nelle mani di<br />

Dio uno strumento per raggiungere lo stesso scopo <strong>della</strong> sua purificazione.<br />

Ma da quanto si può vedere attraverso i suoi scritti, anche<br />

in questo caso, più che per mezzo del dolore come tale, lo scopo era<br />

raggiunto per mezzo di un approfondimento sempre più intenso<br />

<strong>della</strong> bontà e amabilità di Dio e <strong>della</strong> indegnità propria, sentimento<br />

che Dio le infondeva nelle grazie di unione che le accordava in occasione<br />

<strong>della</strong> stessa malattia.<br />

Ora, tutto questo in Gertrude avviene sempre in stretto rapporto<br />

con la vita liturgica. Cosicché in essa: grazie di intensa unione con<br />

Dio, sentimento profondo <strong>della</strong> propria indegnità, conoscenza e cor­<br />

si II 24 p. 109-112.<br />

32 II 25 p. 113 s.<br />

« I 11 p. 31-33.

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