TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

MARIA DELL'INCARNAZIONE, ORSOLINA 681
e servirlo frequentando i sacramenti e non commettere peccati volontari. Così
quando mi confessavo mi trovavo ben giusta e il mio spirito provava soddisfazione
da una confessione all'altra. Ma lo Spirito di Dio mi spingeva a confessarmi
di tutti i miei trascorsi d'infanzia. Come l'ho detto, voleva da me una
grande purezza che io non comprendevo, né capivo lo scopo per il quale la
voleva » 65 .
Così Maria, ripensando più tardi a quella prima fase della sua
vita spirituale, preparatoria alle future e ben più sublimi comunicazioni
di Dio, si rendeva benissimo conto dell'importante parte che in
essa ebbe la liturgia e la partecipazione attiva alle cerimonie.
Due anni appena dopo il matrimonio, contratto per volontà dei
genitori, le muore il marito, nel 1619, lasciandola con un bambino di
sei mesi e la cura di un'azienda di seta. Maria segue ormai interamente
la china della vita interiore dove l'attrae lo Spirito. Ma rimane
nel mondo, in mezzo alle difficoltà economiche, alle umiliazioni, ai
pensieri per il figliolo, alle occupazioni quanto mai umanamente assorbenti
e distraenti. Perde praticamente tutti i suoi averi, liquida
l'azienda di seta, si ritira a vita isolata di preghiera e di penitenze.
Nel 1620, in una visione dove si vede come immersa nel sangue
di Cristo, è chiamata ed entra decisamente nella vita mistica propriamente
detta e, sin dal principio, vi riceve altissime grazie. Ma,
spinta ancora dallo Spirito, allo scopo di umiliarsi più profondamente
e praticare la carità, dal 1621, fa da aiutante e, praticamente,
da serva, negli affari domestici e commerciali di una numerosa
azienda di trasporti, alla sua sorella e al di lei marito, nonché ai numerosi
operai dell'azienda : carrettieri e facchini. E tutta occupata di
cucina, di clienti, di merci da caricare e scaricare al porto fluviale,
spesso anche fino a mezzanotte, delle camere da letto, dei malati,
di magazzini, di stalle e perfino di cinquanta o sessanta cavalli, di
cui, dice, « devo occuparmi ».
In mezzo a questo incredibile frastuono, dove Maria è giorno e
notte all'opera, le grazie di vita interiore la incalzano sempre più profondamente
e costantemente. Nel suo interno non perde mai di vista
Dio che le è sempre presente. Dapprima questo avviene molto dolcemente.
Ma poi le sue chiamate si fanno più intense e violente, con
momenti di attrazioni sì forti che, appena si disponeva a fare orazione,
doveva ritirarsi in un luogo nascosto e mettersi a sedere, che,
diversamente, sarebbe caduta in presenza di altri. Un giorno, in questo
stato generale, ebbe la promessa di spirituale sposalizio: ti sposerò
nella fede, ti sposerò per sempre (Osea 2,19). Intanto in quelle
occasioni :
« Mi sentivo potentemente attratta in un momento, senza avere agio né
potere di fare alcun atto interiore o esteriore. Mi pareva essere inabissata in
Dio che mi toglieva ogni potere di agire... Mi era impossibile di fermarmi a
volontà sopra nessuna cosa, a causa di quella occupazione interna che mi attirava
così fortemente. Essa mi toglieva il potere di fare preghiere vocali. Se
volevo dire il rosario, mi trasportava lo spirito e mi toglieva la parola e di
65 Relazione del 1654 ed. Jamet II p. 170 ss.