TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

LA TEORIA DI CASEL 115
presente la realtà spirituale significata, non va limitato alla sola
grazia, ma va esteso, a suo modo, a tutte le predette realtà secondo
i diversi piani significativi del segno stesso. In questo non ci sono
difficoltà speciali.
L'attuazione presenziale nel segno sacramentale delle azioni
storiche salutifere della vita mortale di Cristo. — Presenta maggiori
difficoltà la questione di sapere in che senso preciso si può dire
che il segno sacramentale, quale segno rimemorativo efficace ex
opere operato, attua e rende realmente presente nell'azione liturgica
le opere salutifere che Cristo fece nella sua vita terrena, ed anzitutto
la sua passione e morte. Come capire esattamente e rispetto
a tutti i sacramenti il « recolitur memoria passionìs eius » dell'« O
sacrum convivium »?
In questa materia dal 1922 il P. Oddone Casel dette inizio tra
i teologi a una controversia che dura tuttora. Ecco, per informazione,
i punti, credo essenziali, della sua teoria personale sul « mistero
» in quello che ha di specifico rispetto al concetto di mistero
sopra spiegato n . Secondo Casel, negazione cultica sacramentale,
è reso oggettivamente presente non solo l'effetto delle azioni salutifere
storiche di Cristo, e specialmente della passione, ossia è resa
oggettivamente presente non solo la grazia, ma anche la stessa
azione salutifera passata, in specie la passione sul Golgota, non già
in tutte le minime circostanze di persone e di ambiente, ma, come
egli dice, in quello che aveva d'essenziale, nella sua sostanza. Così,
secondo Casel, nel rito che nella liturgia si compie nello spazio e
nel tempo, le azioni salutifere storiche di Cristo sulla terra e specialmente
la passione, vengono « commemorate », nel senso che
verrebbero oggettivamente rese presenti, ripresentate, e, si noti
bene, numericamente le stesse, sebbene, e anche questo va accuratamente
notato nella posizione di Casel, in un modo proprio
completamente sui generis.
Questo modo proprio, secondo Casel, trascende lo spazio e il
tempo, mentre il rito liturgico stesso si compie nello spazio e nel
tempo; ed egli lo chiama modo « misterico », « mistero ». Così
egli dà alla tradizionale espressione di mistero a proposito della
liturgia, questo senso specifico, propriamente nuovo, (sebbene Casel
abbia creduto di poterlo dimostrare anche nell'uso che di questa
parola facevano i Padri a proposito della liturgia e nell'uso stesso
dei testi liturgici) di rito cultico che, sotto il velo dei segni e in
un modo trascendente lo spazio e il tempo, renderebbe oggettivamente
presente anche la stessa azione salutifera storica passata di
11 Cfr. sopra pp. 27-32 e 43-45. Per la teoria di Casel vedi in: Jahrbuch
fiir Liturgiewissenscha.it 6 (1926) 113-204; 8 (1928) 145-224; Dos christliche Kultmysterium,
Regensburg 1935. TH. FILTHAUT, Die {Controverse iiber die Mysterienlehre,
Warendorf 1947. Vedi pure gli studi Vom christlichen Cultmysterium...
a cura di A. MAYER..., Dusseldorf 1951. L. BOUYER, La vie de la liturgie, Paris 1956
pp. 115-31; 220-29. P. WEGENAERT, Heilsgegenwart, Miinster i.W. 1958.