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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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CONTEMPLAZIONE NELLA LITURGIA 691<br />

non si sperasse che accetti i nostri omaggi 88 . Ma è anche vero che<br />

la carità è la più nobile materia che l'atto di religione possa<br />

offrire a Dio e nel quale possa attualizzare se stessa. Ed è vero che<br />

la carità è sempre inclusa nell'atto concreto di culto di colui che è<br />

in stato di grazia, e più quest'atto di culto è perfetto più esso esige<br />

che la carità in esso offerta sia perfetta.<br />

S. Agostino ha detto a proposito del canto dei salmi : « Qui cantat<br />

laudem non solum cantat sed et amat eum auem cantat. In laude<br />

confitentis est precatio, in cantico amantis affectio » 90 . Ciò vale di<br />

ogni azione liturgica per colui che la compie in stato di grazia.<br />

<strong>Il</strong> fatto poi che nel culto la virtù di religione offre a Dio la<br />

carità, non toglie affatto a questa la sua natura propria; non la declassa<br />

al rango di virtù morale. L'offerta, in questa prospettiva di<br />

analisi degli aspetti ontologici delle cose, è bensì formalmente atto<br />

<strong>della</strong> religione e non <strong>della</strong> carità, ma la cosa offerta è atto di carità<br />

e non di una virtù morale.<br />

Se dunque si suppone che la contemplazione è un atto infuso<br />

di carità, si deve dire che non si può dare partecipazione piena e<br />

perfetta alla <strong>liturgia</strong> se non è nello stesso tempo partecipazione contemplativa.<br />

Ecco in che <strong>senso</strong> la <strong>liturgia</strong> è ordinata alla mistica<br />

come a un aspetto essenziale di se stessa.<br />

Ricordiamoci ora la dottrina <strong>della</strong> superiorità <strong>della</strong> preghiera<br />

liturgica su quella puramente privata, in virtù, almeno, dell'opus<br />

operantis Ecclesiae, e comprenderemo perché la contemplazione in<br />

atto puramente privato è inferiore in dignità ed ordinata a quella<br />

contemplazione che è l'aspetto interiore <strong>della</strong> partecipazione attiva<br />

alla <strong>liturgia</strong>.<br />

Ricordiamoci pure i tre princìpi che il Concilio Vaticano II pone a<br />

fondamento dei rapporti tra <strong>liturgia</strong> e non <strong>liturgia</strong> nella vita <strong>della</strong><br />

Chiesa: 1. «Ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo<br />

h » Vedi S. TOMMASO, In Boetii de Trin., lect. I q 1 a 2.<br />

00 Enar. in Ps. 72,1. Di qui anche si può rispondere al sofisma che spesso<br />

si propone in questa materia. Si dice: la contemplazione è formalmente atto<br />

di carità, regina delle virtù. La <strong>liturgia</strong> è formalmente atto di religione, virtù<br />

morale. Dunque la contemplazione (e s'intende quella fuori <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>) è<br />

superiore alla <strong>liturgia</strong>. La risposta è che l'azione liturgica nella sua concretezza<br />

non si esaurisce mai nell'esercizio <strong>della</strong> sola e nuda virtù di religione, poiché<br />

questa non può attualizzarsi senza avere quasi per materia l'atto di qualche<br />

altra virtù. Quando poi l'azione liturgica è fatta in stato di grazia, concretamente<br />

essa include sempre la carità e se si tratta di una partecipazione perfetta alla<br />

<strong>liturgia</strong>, essa include necessariamente una carità perfetta. Tale azione liturgica,<br />

nella sua concretezza, non è dunque inferiore alla contemplazione non liturgica,<br />

ma superiore alla stessa. Infatti, include la carità e qualcosa di più: ossia la<br />

sua offerta cultica di quel culto molto speciale, e superiore a ogni culto privato,<br />

che è la <strong>liturgia</strong>. Anche se dunque, astrattamente parlando, nella scala delle<br />

entità (formalmente parlando direbbero gli scolastici) la carità è superiore al<br />

culto, concretamente parlando (per accidens direbbero gli scolastici, ciò che<br />

non significa affatto che in realtà ciò non sia vero), quando la <strong>liturgia</strong> è fatta<br />

con carità, essa non è inferiore, ma superiore alla contemplazione fuori <strong>della</strong><br />

<strong>liturgia</strong>. É incredibile gli scherzi che gioca quella mentalità pseudo metafisica<br />

che a forza di astrattismo perde il <strong>senso</strong> del concreto e del reale totale.

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