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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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QUESTIONE DEL SACERDOZIO GENERALE 153<br />

Si comprende pure come solo chi è segnato col carattere del<br />

battesimo abbia un culto cristiano e possa partecipare alla <strong>liturgia</strong>,<br />

principalmente al sacrificio <strong>della</strong> messa. Così si spiega la disciplina<br />

antica che non vi ammetteva i non battezzati nemmeno come semplici<br />

assistenti.<br />

5. IL SACERDOZIO CRISTIANO<br />

E IL SACERDOZIO DI TUTTI I FEDELI<br />

Dalla dottrina del carattere sacramentale, come « carattere<br />

di Cristo, al cui sacerdozio i fedeli sono configurati secondo i caratteri<br />

sacramentali, i quali non sono altro che certe partecipazioni<br />

al sacerdozio di Cristo, da Cristo stesso derivate » 40 , prende, finalmente,<br />

il suo giusto significato, senza esorbitazioni, ma anche senza<br />

ingiuste menomazioni, il concetto del sacerdozio universale di tutti<br />

i fedeli e quindi <strong>della</strong> loro partecipazione attiva all'azione liturgica,<br />

principalmente alla messa.<br />

La questione<br />

Da alcuni decenni a questa parte, la questione del sacerdozio<br />

universale di tutti i fedeli richiama nuovamente l'attenzione dei<br />

teologi, i quali si sono dati a ristudiarla nella Scrittura, nella tradizione<br />

patristica, liturgica, teologica e nei suoi aspetti teorici 41 .<br />

Due cause li spingono in questo <strong>senso</strong>: il rinnovato <strong>senso</strong> liturgico,<br />

col conseguente desiderio di chiarire meglio dal punto di vista<br />

teorico e di valorizzare meglio praticamente la parte attiva dei<br />

fedeli nell'azione liturgica, e le riflessioni più accurate intorno alla<br />

parte dei laici nella Chiesa.<br />

C'è anzitutto un fatto, dal punto di vista <strong>teologico</strong>, da cui deve<br />

partire ogni considerazione in questa materia: e cioè che la Scrittura,<br />

la tradizione liturgica, quella patristica, nonché quella dei<br />

teologi medievali e moderni, parlando di tutti i fedeli, attribuiscono<br />

loro la qualità di sacerdote e parlano di sacrificio a proposito di<br />

quello che essi offrono, per un numero grandissimo di situazioni<br />

e di azioni. Così si parla di sacerdozio e di sacrificio di tutti i fedeli<br />

per es., W. James, Pettazzoni, Yung, Otto. L'osservazione vale ancora più per<br />

le opere dei modernisti tipo Tyrell e Buonaiuti.<br />

40 S. TOMMASO, Summa III q 63 a 3 e.<br />

41 Lo studio più recente, e, dal punto di vista teorico, migliore, è, mi pare,<br />

Y. CONGAB, Jalons pour une théologie du laìcàt, Paris 1953 pp. 159-366. Vedi anche<br />

A. PIOLANTI, II sacerdozio dei fedeli, in: Enciclopedia del sacerdozio, ed. Fiorentina<br />

1953 pp. 715-31, con abbondante bibliografia. Tra gli altri studi, notare:<br />

P. DABIN, Le sacerdoce royal des fìdèles dans la tradition ancienne et moderne,<br />

Bruxelles-Paris 1950. P. J. LÉCUYER, Essai sur le sacerdoce des fìdèles chez les<br />

Pères, in: La maison Dieu n. 27 (1951-53) pp. 7-50.

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