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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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78 CAP. II - LITURGIA E SEGNI SENSIBILI<br />

e i fedeli, servono da commutatori alle correnti di vita che riallacciano<br />

il polo soggettivo al polo oggettivo e viceversa. Esse oggettivano<br />

e innalzano le aspirazioni delle anime e d'altra parte concretizzano<br />

e canalizzano le grazie che scendono dall'alto. Al servizio<br />

del soggetto religioso e dell'oggetto divino, il fenomeno cultuale<br />

risponde dunque a una doppia necessità, una d'ordine psicologico,<br />

l'altra d'ordine metafisico. In altre parole la natura dell'uomo lo<br />

richiede e l'essenza <strong>della</strong> rivelazione l'esige » 85 .<br />

Ancora : « Le osservanze cultuali appaiono dunque come mezzi<br />

destinati a conservare i valori oggettivi <strong>della</strong> religione perché traducono<br />

nel campo fenomenico i dati soprasensibili <strong>della</strong> rivelazione<br />

divina. Senza questa figurazione, la religione, puramente soggettiva,<br />

correrebbe il rischio di perdersi negli stati d'animo mistici, nelle<br />

fredde ideologie, o nelle applicazioni morali... La religione che si<br />

disinteressa del culto intristisce nell'atmosfera rarefatta di uno<br />

spiritualismo eccessivo 86 ... In una parola è altrettanto inammissibile<br />

separare la figurazione sensibile dall'ispirazione trascendentale<br />

che dall'ispirazione psichica. La trasposizione delle realtà trascendentali<br />

nel mondo sensibile è un postulato dell'essenza divina rivolta<br />

al mondo 87 , come la figurazione concreta dei dati <strong>della</strong> coscienza<br />

religiosa è un postulato <strong>della</strong> natura umana » 88 .<br />

O ancora questa osservazione sulla vita religiosa privata e il<br />

culto : « L'esperienza cultuale sarà un prolungamento i empirico e<br />

una maggiorazione concreta dell'esperienza religiosa. L'incontro cultuale<br />

sarà la convergenza e la combinazione di tutte le esperienze,<br />

frutto di un previo contatto con Dio <strong>della</strong> nostra fede e <strong>della</strong> nostra<br />

preghiera. La realtà divina <strong>della</strong> fede alimenta i dinamismi <strong>della</strong><br />

nostra fede soggettiva che si riversano nel culto. In virtù dell'azione<br />

generatrice dello Spirito, il culto è dunque una preghiera sovrabbondante,<br />

derivante dalla preghiera personale, ma d'un flusso meglio<br />

canalizzato e più largo, una preghiera sensibile e collettiva » 89 .<br />

« Insomma, il culto, prolungamento dell'azione mediatrice di Cristo,<br />

è il simbolo religioso per eccellenza. Facendo il ponte che conduce<br />

dalla trascendenza all'immanenza, esso ha per missione di contribuire<br />

a far sì che l'universo sia penetrato dalla presenza divina » 90 .<br />

Queste è simili osservazioni di un protestante, il cattolico le<br />

considererà con piacere come una riprova <strong>della</strong> somma efficacia,<br />

connaturalità, anzi necessità morale, che l'incontro tra Dio e l'uomo,<br />

considerando la cosa anche dal solo punto di vista psicologico,<br />

s' p. 13. Quell'« esige » lo s'intenda: lo richiede per comunicarsi connaturalmente<br />

all'uomo.<br />

« e O, come l'autore diceva sopra: di un ideologismo freddo o di un moralismo<br />

esagerato.<br />

87 Più precisamente: è il fatto di una libera volontà positiva di Dio nel<br />

comunicarsi al mondo che corrisponde però, meravigliosamente alla natura stessa<br />

dell'uomo.<br />

ss p. 26 s.<br />

a» p. 38.<br />

oo p. 25.

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