TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

CULTO INTERNO ED ESTERNO 147
nello spirito di chi lo rende, essendo, formalmente, un atteggiamento
di spirito, anzitutto della volontà. Poi perché Dio è spirito
ed è principalmente con lo spirito che si viene in contatto con Lui.
Finalmente, perché "nell'uomo, che pur è composto di spirito e di
corpo, è tuttavia lo spirito che è la parte sostanziale determinante
e più nobile che dà tutto il senso e il valore propriamente umano,
e dunque, morale, alle espressioni esterne. Il culto consiste dunque
essenzialmente e principalmente in quegli atti e disposizioni d'animo,
principalmente della volontà, in cui, riferendosi direttamente
a Dio, l'uomo riconosce l'eccellenza divina e protesta a Lui la sua
inferiorità e sudditanza. Senza quest'animo interno, qualsiasi
espressione esterna di culto non è che vuota comparsa, perché a
questa facciata di esteriorità mancherebbe lo spirito vivificante.
Pur tuttavia l'uomo, non essendo un puro spirito, ma un composto
d'anima e di corpo e un essere sociale, è non solo connaturale
e spontaneo, ma anche doveroso, ossia realmente debito a Dio, che
il suo culto interno, a tempo e con misura debita, si esprima anche
esternamente. Questo per tre motivi: primo, perché è l'uomo intero,
nella sua unione sostanziale d'anima e di corpo, che deve onorare
Dio, riconoscendo, come lo comporta la sua integra natura compósta,
l'eccellenza divina e protestando in ugual modo a Di