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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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CRITICA DI CASEL 119<br />

fu fatta, se questo tempo viene ad essere interrotto e a cadere<br />

nel nulla.<br />

Così si risponde anche all'affermazione di Casel quando dice<br />

che l'azione salutifera storica di Cristo, nella <strong>liturgia</strong> sacramentale,<br />

viene ripresentata numericamente la stessa non già nelle sue particolarità<br />

di spazio e di tempo ma nella sua sostanza. Da quanto<br />

sopra, risulta come, alla sostanza di un'azione storica numericamente<br />

individuale come tale appartiene appunto l'elemento tempo, perché<br />

questo è uno dei suoi elementi individuanti. E' dunque contraddittorio<br />

dire che l'azione è ripresentata nella sua sostanza numericamente<br />

individuale, ma senza la circostanza di tempo.<br />

Non giova affatto rifiutare l'analisi concettuale metafisica che<br />

distingue tra entità permanente e entità non permanente e determina<br />

il modo d'individuazione dell'una e dell'altra, per rifugiarsi<br />

in un intuizionismo vitalista e antintellettualista : primo, perché<br />

negare le esigenze <strong>della</strong> ragione concettuale e del ragionamento<br />

metafisico non è risolvere le questioni che esso inevitabilmente<br />

pone, e, secondo, perché ciò significherebbe mettere in questione<br />

princìpi fondamentali di filosofia fuori dei quali la fede stessa e<br />

la teologia come tale non possono sussistere.<br />

Tra le difficoltà che giustamente si muovono alla teoria caseliana<br />

non va taciuta neppure questa : che, se la passione sul Golgota<br />

fosse ripresentata nella messa nella sua individualità numerica,<br />

la messa sarebbe un sacrifìcio cruento e Cristo in essa nuovamente<br />

meriterebbe.<br />

Bisogna dunque dire che il rito sacramentale non rende presenti<br />

oggettivamente in se stesse le azioni salutifere storiche di<br />

Cristo considerate nel loro elemento di natura non permanente<br />

individuato numericamente dal tempo in cui furono fatte.<br />

Però quelle azioni, ormai passate e non ripresentabili nella<br />

loro individualità numerica, continuano ad influire sulla grazia<br />

che ci vien concessa, di cui sono sempre causa efficiente strumentale,<br />

meritoria ed esemplare.<br />

È insistente dottrina di S. Tommaso che tutte le azioni storiche<br />

di Cristo, quello che Egli fece e patì nella sua vita mortale, continuano<br />

ad esercitare influsso di causalità efficiente strumentale su<br />

tutte le grazie per mezzo delle quali la salvezza viene applicata<br />

agli uomini in tutti i luoghi e in tutti i tempi. Questo perché non<br />

furono azioni semplicemente umane — che, come tali, furono di<br />

virtù limitata anche nello spazio e nel tempo — ma azioni teandriche,<br />

umano-divine. Per il loro stesso elemento umano, come per<br />

uno strumento, operava la virtù divina « la quale tocca presenzialmente<br />

tutti i luoghi e tutti i tempi » 15 . E così quelle stesse azioni,<br />

limitate nel loro elemento umano, nello spazio e nel tempo, nel<br />

loro effetto totale raggiungono tutti i luoghi e tutti i tempi 18 .<br />

15 Summa III q 56 a 1 ad 3.<br />

16 Rileva la dottrina di S. Tommaso in questo punto P. WEGENAERT, Heilsgcgenwart...,<br />

Miinster i.W. 1958. Tra i testi di S. Tommaso nota i seguenti:

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