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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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TRINITÀ NELLE ORAZIONI 215<br />

storia sacra: si ringrazia il Padre per i benefici Che ci ha fatti, spessissimo<br />

con la menzione esplicita che ce Ti ha fatti per mezzo di<br />

Gesù Cristo o mandandoci lo Spirito; si prende anche occasione dai<br />

benefici presenti, per esempio quello di partecipare ai misteri <strong>della</strong><br />

messa, di celebrare una festa; si domandano nuove grazie temporali<br />

e spirituali : per la Chiesa : affinché possa adempire efficacemente<br />

la sua missione; per tutto il popolo cristiano : affinché possa raggiungere<br />

felicemente il suo fine che è il ritorno al Padre nella vita eterna;<br />

per un individuo determinato: affinché Dio gli conceda le grazie<br />

del sacramento che riceve — e qui spesso entra la menzione dello<br />

Spirito Santo, che si prega il Padre di concedere all'interessato —<br />

o del sacramentale che gli viene impartito. In tutto questo predomina<br />

sempre la visuale cristologico-trinitaria con la considerazione<br />

delle persone ad extra nello schema a, per, in, ad.<br />

L'orazione ha poi una conclusione. Come fu giustamente rilevato<br />

dal P. Jungmann 33 , le cui conclusioni a questo punto del nostro<br />

studio possono servirci spesso di base, è nello sviluppo storico <strong>della</strong><br />

conclusione delle orazioni (e delle dossologie) che, per il periodo antico,<br />

si manifesta, nelle liturgie specialmente, quel progressivo accentuarsi<br />

dell'affermazione dell'uguaglianza delle persone <strong>della</strong> Trinità<br />

in funzione antiariana cui sopra abbiamo accennato.<br />

La conclusione delle orazioni nella tradizione orientale contiene<br />

quasi sempre anche una dossologia; non così nella <strong>liturgia</strong> latina<br />

romana. In tutti e due i casi la conclusione contiene sempre la menzione<br />

di Cristo mediatore 34 . La più semplice di queste conclusioni è<br />

il romano : « Per Christum Dominarti nostrum » che nel Leoniano è<br />

la conclusione esclusiva delle collette, segrete e dei postcommunio<br />

e si conserva ancora largamente nella <strong>liturgia</strong> romana odierna. <strong>Il</strong><br />

<strong>senso</strong> è chiaro: Padre, ti ringraziamo, adoriamo, chiediamo per<br />

Cristo nostro Signore, cioè riferendoci a Lui, in unione con Lui, a<br />

nome suo, attraverso la sua intercessione, quale nostro capo. È la<br />

semplice messa in opera dell'ammonimento di S. Paolo, spesso ricordato,<br />

e <strong>della</strong> dottrina del Nuovo Testamento di Cristo nostro intercessore<br />

presso il Padre (1 Gv2,l; Rm 8,34; Eb 7,25; Gv 14,16; 16,23).<br />

Una magnifica esplicitazione del significato di quel Per Christum<br />

Dominum nostrum, si ha nella conclusione <strong>della</strong> grande preghiera<br />

di S. Clemente romano nell'epistola ai Corinti, preghiera mo<strong>della</strong>ta<br />

sul tipo <strong>della</strong> preghiera liturgica, e che così finisce :<br />

« A Te, che solo hai potere d'operar questi beni<br />

e altri più grandi per noi,<br />

rendiamo grazie, per mezzo del gran Sacerdote<br />

e patrono delle anime nostre, Gesù Cristo<br />

per il quale a Te sia gloria e magnificenza<br />

33 Die Stellung Christi im liturgischen Gebet, Munster i.W. 1925, (2* ed.<br />

1962), opera che, nel campo che qui c'interessa, ha largamente dissodato il terreno.<br />

34 Nelle preghiere riportate dalla Didaché (9 e 10), ed è, per quanto mi<br />

consta, il solo caso, la menzione di Cristo mediatore non è proprio nella conclusione<br />

<strong>della</strong> preghiera, ma immediatamente avanti.

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