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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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CRITICA DI CASEL 117<br />

contatto se mai, con la mentalità generale di tradizione platonica<br />

che nelle realtà di questo mondo vedeva anzitutto immagini e simboli<br />

delle realtà del mondo ultraterreno ia .<br />

Terzo punto sul quale si è, ormai, sempre più d'accordo: il concetto<br />

di mistero cultico, inteso del culto cristiano nel <strong>senso</strong> di ripresentazione<br />

numerica che le dà Casel, è sconosciuto sia ai Padri sia<br />

alle liturgie 13 . Questi, quando parlano di mysterion, mysterium e<br />

di sacramentum a proposito del culto cristiano, lo fanno semplicemente<br />

nel <strong>senso</strong> che a suo luogo abbiamo brevemente spiegato<br />

e sul quale torneremo ancora, di segno sensibile che significa una<br />

cosa sacra in rapporto alla trasmissione <strong>della</strong> vita divina in Cristo<br />

nel mondo e che, in qualche modo, contiene e trasmette questa<br />

realtà. Ma precisare quel modo come lo fa Casel significa oltrepassare<br />

di molto il pensiero dei Padri.<br />

Tuttavia è perfettamente legittimo il tentativo di fornire, in<br />

questo campo, spiegazioni teologiche maggiori di quelle che si possono<br />

trovare nella Scrittura o nella tradizione patristica. Ma, anche<br />

considerata sotto questo aspetto la teoria di Casel non pare soddisfacente.<br />

Va bensì considerato legittimo lo scopo ultimo che Casel<br />

vuole, a quanto pare, raggiungere: quello di rivendicare fortemente<br />

la natura realistica, e non solo di semplice ricordo psicologico, del<br />

legame che riallaccia la grazia sacramentale significata e prodotta<br />

dal rito sacramentale, non solo a Cristo in modo generico, ma anche<br />

all'azione salutifera storica di Cristo, a quello che Cristo agì e<br />

patì nella carne, anzitutto sul Golgota. Queste azioni sono propriamente<br />

in Cristo la causa <strong>della</strong> grazia che ci è data. È quindi giusto<br />

mettere maggiormente in luce, nella coscienza del fedele, che, nel<br />

rito sacramentale, egli viene messo, in qualche modo reale, in presenza<br />

e in contatto con quell'azione storica salutifera.<br />

Ma nelle azioni storiche salutifere di Cristo si possono considerare<br />

due elementi: l'uno di natura non permanente: sono le<br />

azioni stesse nella loro individualità numerica, che passarono con la<br />

posizione dell'atto; l'altro di natura permanente che è la disposizione<br />

d'animo permanente, ossia l'abito operativo, da cui, come da<br />

radice psicologica, stabile, emanarono le singole azioni salutifere<br />

in tutta l'esistenza terrena di Cristo.<br />

12 Vedi sotto cap. XIX dove si parla di teologia e <strong>liturgia</strong> nei padri.<br />

13 Vedi per es., gli studi di G. SOEHNGEN, Ver Wesensaufbau des Mysteriums,<br />

Bonn 1938. H. MARSH, The use of Mysterion in the writings of Clement of Alexandria,<br />

in: Journal of theological studies 1936 p. 64ss. H. VON BALTHASAR, Le mysterion<br />

d'Origene, in: Rech. se. relig. 26 (1936) 513 ss; 27 (1937) 38 ss. G. FITTKAU, Der<br />

Begriff des Mysteriums bei Joannes Chrysostomus, Bonn 1953. Intorno all'opera<br />

di J. BETZ, Die Eucharistie in der Zeit der griechischen Vdter, Band 1/1: Die<br />

Aktualpràsenz der Person und des Heilswerkes Jesu im Abendmahl nach der<br />

vorephesinischen griechischen Patristik, Freiburg 1955, nella quale l'autore difende<br />

la tesi storica di Casel — a parte il tentativo di spiegare in modo diverso<br />

la ripresentazione dell'opera salutare di Cristo — vedi la severa, ma, a mio<br />

parere, sostanzialmente giusta, recensione di J. BARBEL, in: Theologische Revue<br />

53 (1957) 61-71. B. DE SOOS, Le mystère Hturgìque d'après saint Leon le grand,<br />

Munster i.W. 1958.

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