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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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LITURGIA E INTELLETTO 307<br />

« raccoglimento dei sensi »; di essere, invece, troppo « distraente »<br />

e, in fondo, di essere una via d'unione a Dio superficiale e troppo<br />

estrinsicista e popolare, buona, se mai, per il comune delle anime<br />

ancora molto imperfette. Per il momento basti aver costatato il<br />

fatto suaccennato.<br />

Intelligenza, volontà, sentimento nella <strong>liturgia</strong><br />

Quanto, in specie, al nutrimento dell'intelletto nella <strong>liturgia</strong>:<br />

è vero che questo nutrimento non è quasi mai di tipo scolastico.<br />

Voglio dire che, se tu avvicini la <strong>liturgia</strong> con l'intento di ritrovarvi<br />

quel tipo di questioni intellettuali intorno alle cose rivelate<br />

che costituiscono la preoccupazione di gran lunga principale <strong>della</strong><br />

teologia scolastica, specialmente antica, ma anche postridentina,<br />

ci troverai ben poco. Anche per la semplicissima ragione che la<br />

<strong>liturgia</strong>, nel suo insieme, era ormai da gran tempo formata quando<br />

apparve la scolastica 21 .<br />

Ma ciò non significa affatto che l'intelligenza non sia largamente<br />

nutrita dalla <strong>liturgia</strong>. Nessuna preghiera, pur senza tramutarsi<br />

in disquisizioni di tipo scolastico, è più dogmatica <strong>della</strong> preghiera<br />

liturgica, perché nella <strong>liturgia</strong> è continuamente presente<br />

l'intero piano generale <strong>della</strong> storia sacra degli interventi di Dio<br />

nel mondo, mistero di Cristo, mistero <strong>della</strong> Chiesa; perché tutto in<br />

essa è visto su questo sfondo e tutti quegli affetti, che l'uomo<br />

esprime a Dio, sgorgano sempre come risposta alla visione fortemente<br />

abbagliante di questa realtà dogmatica oggettiva presente<br />

all'intelletto. Salvo pochissime eccezioni, dovute a infiltrazioni di<br />

un tipo posteriore di sensibilità religiosa nella quale il semplice<br />

sentimento autopsicologico del soggetto prevale sulla visione oggettiva<br />

e quindi intellettuale delle realtà dogmatiche 22 , niente di<br />

più estraneo alla <strong>liturgia</strong> romana che l'esaurirsi in una semplice<br />

esibizione di affetti e di sentimenti con un contatto solo generalissimo<br />

e vago con le realtà oggettive appena accennate.<br />

Sono, invece, sempre queste realtà oggettive dogmatiche che<br />

21 La preoccupazione dominante <strong>della</strong> scolastica fu di indagare il dato rivelato<br />

anzitutto e direttamente sotto l'aspetto ontologico, entitativo o metafisicp,<br />

che si voglia dire. Probabilmente, nella <strong>liturgia</strong> romana attuale, l'ufficiatura del<br />

Corpus Domini — per altro bellissima e, liturgicamente parlando, di <strong>senso</strong> molto<br />

tradizionale — è l'unica a portare alcune tracce, non molte in verità, di questo<br />

punto di vista propriamente scolastico.<br />

22 Per es., gli inni Jesu dulcis memoria e Jesu decus angelicum dei vespri<br />

e delle lodi <strong>della</strong> festa del Nome di Gesù, tratti dal Jubilus rytmicus de nomine<br />

Jesu, di un autore ignoto <strong>della</strong> fine del secolo XII o del principio del XIII e<br />

introdotti nella <strong>liturgia</strong> da Innocenzo XII nel 1721 quando estese a tutta la<br />

Chiesa la festa del nome di Gesù. Così anche la messa e l'ufficiatura delle due<br />

feste dei sette dolori <strong>della</strong> Madonna del secolo XVII. Sotto questo aspetto niente<br />

di più contrastante <strong>della</strong> tonalità dei testi liturgici nella festa <strong>della</strong> Madonna<br />

dei sette dolori del 15 settembre e nella festa dell'esaltazione <strong>della</strong> croce il<br />

giorno prima.

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