TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

778 CAP. XXIII - LITURGIA E PASTORALE. I PRINCÌPI
le incompletezze e le deficienze, supposte o reali, che vedevano
nella teologia scolastica o positivo-scolastica. Tra le accuse abituali,
nutrite su questo sfondo di psicologia, c'è stata sempre quella
di un allontanamento dalla bibbia e da certi aspetti della tradizione
antica, in favore di una concettualizzazione di colore filosofico (intendi
scolastico) eccessiva, o addirittura snaturante.
Abituale pure l'accusa di eccessiva prevalenza data, nel modo
di concepire la Chiesa, alle categorie giuridiche a detrimento del suo
aspetto mistico, e alla funzione del clero a detrimento del concetto
di popolo di Dio e del sacerdozio universale dei fedeli.
Come certi aspetti della teologia scolastica e positivo-scolastica
possano dare appiglio a simile giudizio si comprende facilmente
tenendo presente quanto è stato detto nei capitoli XVII e XVIII su
questi due generi di teologie e sui loro limiti.
Un'altra sorgente di difficoltà contro la Chiesa cattolica è stata
per i cristiani separati la tendenza ad attribuire alla fede cattolica
i limiti e le deficienze, supposte o reali, che essi credono dover
rilevare nel campo della pietà e delle devozioni del popolo cattolico.
Si pensi, per esempio, alle accuse rivolteci dai protestanti in
genere per il modo, almeno pratico, in cui, a loro parere, si comporta
il popolo cattolico nel campo della devozione mariana, della venerazione
dei santi, di alcune devozioni e pratiche devozionali moderne.
Le obiezioni più frequenti in questa materia sono quelle di detrimento
portato al cristocentrismo biblico, di semipelagianesimo pratico
nell'affanno per acquistarsi meriti, di spostamento dell'attenzione
psicologica del fedele dai dogmi cristiani centrali ad aspetti
marginali con tendenza a scivolare nella superstizione.
Gli ortodossi, invece, almeno da un secolo a questa parte, hanno
rimproverato con insistenza alla pietà cattolica la mancanza di
percezione viva del mistero pasquale che asseriscono, invece, essere
una delle caratteristiche delle loro chiese in virtù dell'unione che,
contrariamente a quanto avverrebbe tra i cattolici, esisterebbe da
loro, tra liturgia e pietà e spiritualità in genere.
Insomma, per i cristiani separati, la Chiesa cattolica, nel campo
delle idee e della pietà, avrebbe perduto, o almeno obnubilato,
parecchie ricchezze bibliche e tradizionali che si sarebbero, invece,
meglio conservate nel protestantesimo o nell'ortodossia.
Non è questa la sede per esaminare fino a qual punto simili
accuse siano giustificate. Una cosa, invece, -è certa e ogni lettore
attento di quest'opera può facilmente riscontrarla : la liturgia e il
movimento liturgico spingono potentemente il teologo cattolico a
completare ed equilibrare i punti di vista scolastici e positivo scolastici
con una serie di visuali che convergono di fatto con le prospettive
dominanti e direttamente appariscenti nelle quali la rivelazione
viene proposta nella Scrittura e in molti aspetti della tradizione
patristica.
In esse viene messo ogni volta al primo piano della considerazione
delle cose rivelate non tanto l'aspetto analitico ontologico