TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

630 CAP. XXI - LITURGIA E SPIRITUALITÀ
liturgia, molto più che in descrizioni di stati soggettivi, o in esortazioni
o in risoluzioni.
Si potrebbe dire che la spiritualità liturgica è più e-statica che
in-statica, intendendo questi vocaboli nel loro senso strettamente
etimologico.
La questione del modo proprio in cui la liturgia realizza, psicologicamente
parlando, l'equilibrio del binomio: Dio-uomo, graziasforzo
umano, essendo assai connessa con quella dell'equilibrio del
binomio: oggetto-soggetto, è risolta nello stesso senso: la liturgia dà
il predominio alla considerazióne e alla coscienza di Dio e della
grazia. Che ciò non significhi affatto la rinunzia, in qualche modo,
alla preoccupazione di richiamare e di stimolare la cooperazione
morale del soggetto, lo si vedrà ancor meglio dove tratteremo esplicitamente
dell'esercizio delle virtù morali in clima di spiritualità
liturgica. Tuttavia, è certo anche qui, che il modo proprio della liturgia
di stimolare la cooperazione morale del soggetto è più di
concentrare la sua attenzione su Dio e sulla grazia che su se stesso
e sulle proprie possibilità, sia pure aiutate dalla grazia. Appunto
perché la liturgia suole concentrare l'attenzione, la volontà e l'affetto
dell'uomo in tutte le loro sfumature, più su Dio che l'uomo
conosce ed ama che sull'uomo che conosce ed ama Dio. Questa considerazione
sarà completata da quello che si dirà ancora sulla netta
prevalenza in liturgia delle virtù teologali sulle morali, prevalenza
non solo teorica ed entitativa, che nessuna spiritualità cattolica si
sogna di negare, ma anche psicologica e di esercizio.
Un'altra nota caratteristica della spiritualità liturgica riguarda
l'equilibrio relativo in cui mette in opera le diverse facoltà psicologiche
dell'uomo: intelletto, volontà, affetto. Anche questo aspetto
della liturgia, che tocca un criterio di non poca importanza nel determinare
una spiritualità, è stato precedentemente chiarito nel
capitolo XI. Si è vista la costante cura della liturgia di considerare
e trattare l'uomo come totalità ed unità sostanziale somatica, psichica,
spirituale. La sua larga utilizzazione anche dei sensi esterni
nonché del senso estetico ai fini dell'attuazione spirituale di tutto
l'uomo. Il suo modo d'indirizzarsi all'intelletto più intuitivamente e
ammirativamente che discorsivamente e analiticamente, come può
avvenire invece quando, per esempio, ci si concentra sull'aspetto
metafisicamente costitutivo degli esseri o sui motivi formali filosofici
delle singole virtù ed azioni, o sulla ponderazione prudenziale delle
azioni secondo il prò e il contro. Il che, del resto, non impedisce alla
liturgia di tenere sempre presente all'intelletto il panorama dogmatico
nel quadro della storia sacra sopra riferito. Si è visto pure a
suo luogo la cura della liturgia di far sfociare, dolcemente e quasi
intuitivamente, ma costantemente e quasi immediatamente, ogni
attualizzazione delle facoltà in un atteggiamento generale di tipo
volitivo affettivo secondo tutte le sfumature della preghiera, della
compunctio e della lirica.
Ogni spiritualità cattolica, in qualche modo, è necessariamente