TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

IL FEDELE CONTRO SATANA 359
assommarsi nella preghiera che il Dio della pace schiacci ben presto
Satana sotto i suoi piedi (Rm 16,20).
Nella lotta contro Satana il cristiano ha il soccorso di Dio, il
quale non permette che siamo tentati al di sopra delle nostre forze,
ma con la tentazione procura anche il modo onde poterla sostenere
(1 Cor 10,13). Nell'Apocalisse, in modo speciale, appare che gli
angeli buoni, quali messaggeri e strumenti di Dio presso gli uomini,
lottano attivamente contro Satana e i suoi satelliti in soccorso dei fedeli
(cfr. per es., Ap 12,7-10; 20,1 ss e passim). Nella Scrittura, del resto,
al secondo piano della lotta tra il regno di Dio e il regno di Satana
sulla terra, appaiono sempre gli angeli buoni dalla parte del regno
di Dio (Gn 3,24; Me 1,13 e parali.; Ap passim).
Tra i mezzi che permettono al cristiano di lottare efficacemente
contro Satana c'è, in genere, tutto l'atteggiamento di uno spirito
veramente cristiano (Ef 6,11 ss) e in specie la preghiera (Ef 6,18;
Mt 17,21; Me 9,29). Nella Scrittura, preghiera e digiuno sono molto
congiunti (Tb 12,8 s; Le 2,37; At 14,23; 13,3). Così in Me 9,29, in una
lezione variante meno bene attestata dalla tradizione manoscritta,
si ha la menzione del digiuno accanto alla preghiera per cacciare
i demoni. Inoltre, comparando 1 Pt 5,8: «Siate sobri e vegliate,
perché il vostro avversario, il diavolo, vi gira intorno, cercando chi
divorare », con Mt 24,42-44.49 dove la sobrietà richiesta da colui
che veglia è chiaramente intesa anche di sobrietà nel mangiare e
nel bere, si può dedurre che anche l'autore della prima Petri raccomanda
tale sobrietà come un'arma nella lotta contro il diavolo. Altro
mezzo indicato da S. Paolo (Ef 6,17) è « l'elmo della salvezza e la
spada dello Spirito, che è la parola di Dio » (cfr. anche Eb 4,12), cioè
la Scrittura, senza dubbio meditata e presa come regola di vita, la
quale è come la spada dell'armatura cristiana. Cristo stesso, nella
scena della tentazione, respinse Satana opponendogli parole della
Scrittura (Le 3,4 ss).
Dappertutto nel Nuovo Testamento l'invocazione del nome di
Gesù appare la grande arma nella lotta contro il demonio (Me 9,38;
16,17; Mt 7,22; Le 9,49; 10,17; At 16,18; 19,13; FU 2,10. Cfr. Gc 2,19. È
l'applicazione, per così dire rituale, del principio della catechesi primitiva
enunziato da S. Pietro : « Sia noto a tutti voi e a tutto il popolo
d'Israele, che in nome del nostro Signore Gesù Cristo Nazzareno,
crocifisso da voi, e risuscitato da Dio, per Lui questo è innanzi a voi
guarito... E in nessun altro c'è salvezza; perché non c'è sotto il cielo
alcun altro nome dato agli uomini, dal quale possiamo aspettarci
d'essere salvati » (At 4,10 ss). Tuttavia l'invocazione del nome di Gesù
non è concepita come una parola magica di effetto meccanico (Me
9,13-28 e parali.; At 19,13-16). Suppone fede, preghiera, mortificazione
e in genere disposizioni morali. La sua invocazione contro i demoni
maligno. Ma, come abbiamo abbastanza dimostrato, in questa materia tutta la
mente del Nuovo Testamento è concreta e personalistica. Il cristiano ha bisogno
di essere liberato, non solo dal male impersonale, ma da Satana, origine
di ogni male e di ogni tentazione.