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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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614 CAP. XXI - LITURGIA E SPIRITUALITÀ<br />

abitualmente il travaglio di purificazione e di distacco dal peccato<br />

e dall'imperfezione, mentre in quelli relativamente vicini alla meta,<br />

l'attrazione unitiva a Dio è, abitualmente, assai più potente.<br />

Inoltre, nel cammino progressivo verso la perfezione, in ogni<br />

azione e in ogni punto <strong>della</strong> via, l'uomo, sotto diversi aspetti, è<br />

sempre attivo e passivo nello stesso tempo e Dio è sempre attivo.<br />

Infatti, ogni azione soprannaturale è sempre e nello stesso tempo,<br />

sebbene sotto diversi aspetti, tutta intera dell'uomo e tutta intera<br />

di Dio. Dio, per la grazia, sempre agisce nell'uomo e per l'uomo,<br />

altrimenti l'azione non sarebbe soprannaturale; e sotto questo aspetto<br />

l'uomo è sempre passivo in quanto sempre riceve. Ma nello stesso<br />

tempo è l'uomo che agisce veramente e in tutto in quell'azione, diversamente<br />

non sarebbe l'azione dell'uomo e l'uomo la riceverebbe<br />

come un morto. Quindi in ogni azione l'uomo sotto un certo aspetto<br />

è sempre attivo. È tutto il problema <strong>della</strong> grazia e <strong>della</strong> libertà che<br />

qui si pone.<br />

A noi non spetta spiegare come, in qualche modo, quella doppia<br />

asserzione si possa conciliare. Interessa invece di notare che, a diversi<br />

momenti del progresso complessivo verso la perfezione, la grazia<br />

di Dio può agire con maggiore o minore intensità e l'uomo può anche<br />

essere più o meno cosciente di questa più intensa azione <strong>della</strong><br />

grazia in sé 2 . A certi momenti e in certe occasioni questa azione <strong>della</strong><br />

grazia può essere di tale qualità e così intensa e l'uomo può averne<br />

una tale coscienza che ha netta impressione che l'azione che ne<br />

segue è fatta da Dio in lui in modo superiore all'ordinario piuttosto<br />

che fatta da lui stesso con il concorso ordinario di Dio. L'uomo allora,<br />

psicologicamente parlando, si sente più passivo che attivo. Ma, in<br />

realtà, non si tratta mai di una passività assoluta, come se l'uomo ricevesse<br />

l'azione di Dio in sé simile a un morto o a una cosa inerte,<br />

nel qual caso l'azione che emette non sarebbe in nessun modo la<br />

sua azione. Anzi, quella cosiddetta passività è una vita intensa, ma<br />

che opera a una profondità delle potenze, immensamente superiore<br />

all'ordinaria attività di supeficie, la quale comporta sempre un certo<br />

travaglio e una certa pena di sforzo 3 . Vi possono essere dei periodi<br />

di vita spirituale nei quali l'azione <strong>della</strong> grazia è di tale qualità ed<br />

è così notevolmente intensa, che quel modo più passivo che attivo domina<br />

abitualmente nel suo agire. In altri periodi invece, l'uomo è<br />

lasciato al suo modo ordinario di agire con l'ordinario concorso <strong>della</strong><br />

grazia di Dio, e con maggiore realtà e coscienza psicologica delle<br />

difficoltà più o meno gravi che deve superare.<br />

Un ragionamento simile si può fare riguardo ai due modi di agire<br />

dell'intelletto : il discorsivo o l'intuitivo per modo di semplice sguardo<br />

2 Intorno a questa coscienza, vedi, per es., J. DE GUIBERT, Theologia spirititalìs<br />

ascetica et mystica, 2 ed. Roma 1939 p. 356 ss, n. 399403.<br />

3 Vedi, per es., S. GIOVANNI DELLA CROCE, Salita (ed. it. Opere, Roma 1940)<br />

II 13 n. 2 p. 107; II 11 n. 7 p. 96; n. 10; II 12 n. 5 p. 101 s. (Ed. critica del<br />

P. Crisogono de Jesus, Vida y obras de S. Juan de la Cruz, Madrid 1955, II 15<br />

n. 2; II 12 n. 8; II 14 n. 6).

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