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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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SACERDOZIO DEI FEDELI 163<br />

significa l'omaggio sommo per il quale il principale offerente, Cristo,<br />

e con Lui e per Lui tutti i suoi membri mistici, rendono a Dio<br />

l'onore e il rispetto a Lui dovuti » ".<br />

<strong>Il</strong> fedele non fa suo il sacrificio <strong>della</strong> messa che in quanto,<br />

insieme con il sacerdote, offre se stesso, tutta la sua vita, in unione<br />

con Cristo e per mezzo di Cristo sul Golgota, perché solo la vita<br />

dell'offerente è materia reale intrinseca totale e primaria del sacrificio<br />

a Dio. <strong>Il</strong> resto non ha valore di sacrificio personale che in<br />

quanto include o manifesta la propria vita. Se il fedele nella messa<br />

escludesse completamente questa offerta totale di se stesso, non<br />

parteciperebbe in nessun modo alla messa, non farebbe in nessun<br />

modo di essa il suo sacrificio. Invece più questa offerta di se stesso<br />

è cosciente, reale, perfetta, più la sua partecipazione alla messa<br />

è reale e perfetta. « Affinché l'oblazione per mezzo <strong>della</strong> quale in<br />

questo sacrificio i fedeli offrono la vittima divina, ottenga il suo<br />

pieno effetto, dice ancora l'enciclica, bisogna che i cristiani aggiungano<br />

ancora qualcosa: bisogna che s'immolino essi stessi come<br />

vittime. Questa immolazione non si riduce solo al sacrificio liturgico...<br />

Quando siamo all'altare dobbiamo dunque trasformare l'anima<br />

nostra; tutto ciò che in essa è peccato deve essere completamente<br />

soffocato, mentre tutto ciò che per mezzo di Cristo genera<br />

in noi la vita soprannaturale deve essere restaurato e fortificato<br />

con vigore, di modo che diventiamo insieme con l'Ostia immacolata<br />

una sola vittima accetta all'eterno Padre... Nel sacramento dell'altare,<br />

infatti, secondo S. Agostino, si dimostra alla Chiesa che nel<br />

sacrificio che offre è offerta anch'essa. Che i fedeli considerino dunque<br />

a quale dignità li ha elevati il sacro lavacro del battesimo, e<br />

che non si accontentino di partecipare al sacrificio eucaristico con<br />

l'intenzione generale che si addice ai membri di Cristo e ai figli<br />

<strong>della</strong> Chiesa, ma che, secondo lo spirito <strong>della</strong> santa liturgìa, liberamente<br />

e intimamente uniti al Sommo Sacerdote e al suo ministro<br />

sulla terra, si uniscano a Lui in modo particolare al momento <strong>della</strong><br />

consacrazione dell'Ostia divina e l'offrano con lui quando sono pronunziate<br />

le solenni parole : « Per mezzo di Lui, con Lui, in Lui, è<br />

a te Dio, Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni<br />

onore e gloria nei secoli dei secoli », parole a cui il popolo risponde<br />

: Amen. Che i cristiani non dimentichino, insieme con il loro Capo<br />

divino crocifisso, di offrire se stessi, le loro preoccupazioni, i loro<br />

dolori, le loro angosce, le loro miserie e i loro bisogni » 5S . Così<br />

tutta la vita <strong>della</strong> Chiesa, convergendo, come al suo centro, nella<br />

nozione di sacerdozio e di sacrificio, converge per il fatto stesso<br />

sulla messa e sul Golgota.<br />

« n. 92.<br />

" n. 97-103. Vedi anche CL art. 48.

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