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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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ELEVARE IL POPOLO ALLA LITURGIA 797<br />

A questa considerazione generale se ne aggiunge una più specifica<br />

per la <strong>liturgia</strong>. Ed è che la <strong>liturgia</strong>, anche nell'ipotesi di una celebrazione<br />

completa in lingua volgare e di un rivoluzionario ed inaudito<br />

adattamento più completo possibile <strong>della</strong> sua parte mutabile allo stile<br />

d'espressione del popolo che oggi ne fa uso, comporterà sempre una<br />

parte grandissima e sostanziale che non sarà accessibile al popolo se<br />

non mediante un fondamentale elevamento al di sopra di se stesso;<br />

realizzare questo elevamento rimarrà sempre il compito essenziale<br />

e più urgente <strong>della</strong> pastorale liturgica.<br />

I motivi di questo fatto mi sembrano quattro : il primo, generale,<br />

è che la <strong>liturgia</strong> rimane sempre e necessariamente un complesso<br />

di segni non naturali, ma liberamente scelti da Dio e dalla Chiesa<br />

per esprimere cose spirituali e soprannaturali, conosciute per fede,<br />

in riferimento alla santificazione che Dio in Cristo fa <strong>della</strong> Chiesa<br />

e del culto che la Chiesa, in Cristo, rende a Dio. Ora, alla conoscenza,<br />

e specialmente alla conoscenza vitale, di queste realtà soprannaturali<br />

nascoste sotto il velo dei segni sensibili, il fedele, e principalmente<br />

il popolo nel suo insieme, avrà sempre e continuamente<br />

bisogno di essere elevato con l'aiuto, appunto, <strong>della</strong> pastorale liturgica.<br />

Vuol dire che il popolo avrà sempre bisogno di essere istruito<br />

e catechizzato intorno al significato <strong>teologico</strong> vitale dell'assemblea<br />

liturgica e dei suoi singoli riti.<br />

II secondo motivo, determinante maggiormente quello - generale<br />

precedente, è che la Scrittura rimane sempre e necessariamente<br />

uno dei punti più essenziali di tutta la struttura liturgica sia come<br />

lettura diretta catechetica, come nelle epistole e nei vangeli delle<br />

messe, sia come formula di preghiera, come nei salmi e nei cantici,<br />

sia come espressione generale dalla quale prendono lo spunto e di<br />

cui-sono imbevute le altre composizioni liturgiche. Ora la Scrittura,<br />

anche se detta in lingua volgare, rimane sempre un mondo a cui il<br />

popolo ha bisogno di essere elevato, sia per le cose ivi dette, sia<br />

per il modo di concepirle e di esprimerle, che, a parte la questione<br />

<strong>della</strong> lingua, rimane sempre estraneo al popolo. È la legge dell'incarnazione<br />

che entra in gioco 70 .<br />

<strong>Il</strong> terzo motivo è che la <strong>liturgia</strong>, anche nel suo elemento, assolutamente<br />

parlando, mutabile, deve rimanere profondamente ancorata<br />

alla tradizione. Lo esige il carattere tradizionale di ogni religione;<br />

quello specialmente tradizionale <strong>della</strong> religione cattolica come dato<br />

di fatto ricevuto e trasmesso e di lenta evoluzione anche nelle parti<br />

per sé mutabili; lo esigono le leggi fondamentali <strong>della</strong> sana psicologia<br />

religiosa. Ne segue che la <strong>liturgia</strong> cattolica sarà fortemente ancorata<br />

al passato, appunto per far vivere le generazioni presenti in connessione<br />

con quelle passate. Così ogni generazione deve necessaria-<br />

70 È il grave problema come fare <strong>della</strong> bibbia il libro vitale del cristiano<br />

d'oggi. Problema reso felicemente più acuto dal fatto <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> in volgare.<br />

Vedi P. GRELOT, La parole de Dieu s'adresse-t-elle à l'homme d'aujourd'hui? in:<br />

La Maison-Dieu 80 (1965) 151-200. La soluzione non può essere che nella catechesi<br />

adatta, presupponente un'adeguata formazione del clero.

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