TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

70 CAF. II - LITURGIA E SEGNI SENSÌBILI
Questo dell'arte religiosa in genere. Solo chi è nello stesso
tempo sinceramente religioso e vero artista potrà produrre autentica
arte religiosa.
Arte liturgica. — Ma non ogni arte religiosa è arte liturgica. Per
questo occorre non solo che l'opera sia bella e la fruizione che suscita
sia indirizzata all'atteggiamento religioso in genere, ma inoltre serva
ad attuare quel tipo particolare di religiosità che è incluso nella
liturgia.
Ora la religiosità liturgica, rispetto alla religiosità in genere,
ha un certo numero di caratteristiche, che saranno spiegate meglio
in seguito. Tra le altre cose: la liturgia è essenzialmente un'azione;
è un'azione comunitaria di tutta l'assemblea presente gerarchicamente
strutturata nella quale ognuno ha la propria parte attiva
senza livellamenti né confusioni; è un'azione comunitaria incentrata
nel sacrificio della messa e nei sacramenti, dove l'insieme del dogma
è vissuto nella visuale predominante del mistero di Cristo, storia
sacra sempre in atto con un modo proprio di proporre i dogmi in
una certa gerarchia e un modo proprio di stimolare nell'uomo le
diverse facoltà 72 . Questo è il mondo religioso proprio che l'arte,
nella liturgia, pur conservando le sue esigenze in quanto arte, deve
non solo rispettare, ma, a suo modo, esprimere e aiutare positivamente
a realizzare, indirizzando ad esso quel piacere estetico
che è suo compito di suscitare.
Dal che si vede che se l'artista oltre ad essere autentico artista,
non è vitalmente penetrato non solo di religiosità in genere, ma di
questo mondo liturgico in specie, non potrà mai produrre opere
di autentica arte liturgica.
Le conseguenze pratiche di tutto questo sono innumerevoli per
tutti i rami dell'arte che trovano posto nella liturgia, specialmente
per l'arte del canto, della musica strumentale, per l'architettura e
siastico. Cosi fluttuo tra il pericolo della voluttà e l'utilità salutare che sperimento;
e sono più incline — senza voler proferire un parere definitivo — ad
approvare la consuetudine del canto nella Chiesa; affinché l'animo debole, per
i piaceri delle orecchie, si elevi all'affetto della pietà. Però quando mi succede
che il canto mi diletta più della cosa che si canta, confesso di peccare e allora
preferirei non sentir cantare. Ecco, in che stato sono; piangete con me e
per me voi che avete le buone disposizioni interne dalle quali procedono anche
le buone opere esterne. Voi che non le avete, queste cose certo non vi muovono.
Tu, Signore, Dio mio, esaudiscimi, guarda, considera, abbi pietà e sanami.
Dinanzi a te sono per me stesso una questione; e questo è il mio tormento
» (Confessioni, X 33). Per la posizione completa di Agostino e dei Padri
della Chiesa intorno al canto, vedi per esempio: H. EDELSTEIN, Die Musikanschauung
Augustins nach seìner Schrift « De musica », Freiburg 1929; Tu.
GEROLD, Les Pères de l'Église et la musique, Paris 1931; H. DAVENSON, Traité de
la musique seton l'esprit de St. Augustin, Neuchàtel 1942; A. DOHMES, Der pneumatische
Charakter des Kultgesanges nach fruhchristlichen Zeugnissen, in: Vom
christlichen Mysterium, Dusseldorf 1951 pp. 35-53.
72 Le caratteristiche proprie della pietà liturgica sono un punto determinante
nel concetto di arte liturgica. Tutta quest'opera praticamente vuole spiegare
quali siano queste caratteristiche. Vedi in modo speciale l'articolo secondo
del capitolo XXI: nozione e caratteristiche generali della spiritualità liturgica.