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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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58 CAP. II - LITURGIA E SEGNI SENSIBILI<br />

luogo — ma nel <strong>senso</strong> che, per l'individuo, rendere il vero e personale<br />

culto a Dio in Cristo nella <strong>liturgia</strong>, implica necessariamente<br />

fare suoi anche personalmente quei segni <strong>della</strong> Chiesa e quelle<br />

realtà che la Chiesa esprime attraverso quei segni, sintonizzarsi a<br />

quei segni e a quelle realtà 4e .<br />

Naturalmente, Dio stesso e la Chiesa, nella libera scelta dei<br />

segni liturgici per significare le realtà soprannaturali cristiane, non<br />

hanno proceduto né procedono in modo arbitrario, senza tener conto<br />

del valore che questi segni hanno, sia naturalmente sia per convenzione<br />

più o meno generale nella società dove si è sviluppata<br />

o si sviluppa la Chiesa. Che, anzi, è vero proprio il contrario. L'acqua<br />

è stata liberamente scelta da Cristo come segno dell'abluzione<br />

dal peccato e <strong>della</strong> rinascita a nuova vita soprannaturale, sia per<br />

l'uso anteriore nella società ebraica, per esempio nel battesimo di<br />

Giovanni, sia per il suo significato naturale. Per il suo significato<br />

naturale e per l'uso che se ne faceva nella società ebraica, per<br />

esempio nel banchetto pasquale, Cristo scelse pure il pane e il vino<br />

come segni del suo sacrificio nell'eucaristia. L'imposizione delle<br />

mani e le unzioni erano segni conosciuti e adoperati nel giudaismo.<br />

Quasi tutti i segni liturgici scelti per il culto dall'antica Chiesa<br />

erano, come è noto, conosciuti e adoperati nell'uso, sia religioso<br />

che profano, <strong>della</strong> sinagoga o del mondo ellenistico e romano; e<br />

lo stesso vale dei segni liturgici introdotti nella <strong>liturgia</strong> nel medio<br />

evo rispetto al mondo germanico medievale 47 . I diversi segni liturgici<br />

sono stati, dunque, liberamente scelti da Cristo e dalla Chiesa<br />

per significare realtà spirituali soprannaturali che per propria virtù<br />

naturale o per convenzione puramente umana non significavano,<br />

ma non senza tener conto di una certa analogia che ha, od aveva,<br />

il significato naturale o convenzionale di quei segni, con le nuove<br />

realtà soprannaturali cristiane che furono destinati d'ora innanzi ad<br />

esprimere.<br />

Da tutto questo si desume il criterio generale per determinare,<br />

nei particolari, l'esistenza e il <strong>senso</strong> preciso dei singoli segni nella<br />

<strong>liturgia</strong>. Quest'esistenza e questo <strong>senso</strong> preciso dipendono essenzialmente<br />

dalla libera positiva volontà di Dio e <strong>della</strong> Chiesa. Quella di<br />

Dio ci è nota dalla rivelazione ed è determinabile secondo i criteri<br />

generali <strong>della</strong> teologia — determinazione teologica <strong>della</strong> materia<br />

e <strong>della</strong> forma dei sacramenti —. Quella <strong>della</strong> Chiesa la conosciamo<br />

in primo luogo attraverso tutti i documenti autentici nei quali essa<br />

manifesta esplicitamente questa sua intenzione, per esempio: le<br />

parole liturgiche che accompagnano, la posizione del segno e ne<br />

46 Vedi anche S. TOMMASO, Summa HI q 60 a 5.<br />

47 Vedi per es., bibliografia in G. LOw, Simbolo e simbolismo liturgico,<br />

in: Enciclopedia cattolica 11 (1953) 621, come pure le singole voci del Diction.<br />

d'archeologie chrétienne et de Ut. e, ora, nel Reallexikon fiir Antike und Christentum<br />

del Klausér, dove i singoli segni e riti liturgici vengono spiegati,<br />

quando occorre, ed occorre quasi sempre, dall'uso di simili riti nella sinagoga<br />

o nel mondo ellenistico romano o in quello medievale germanico. Vedi pure<br />

i 6 voli, di Antike und Christentum editi da F. DOLGEH, Munster 1929-50.

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