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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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580 CAP. XTX - <strong>TEOLOGIA</strong> E LITURGIA NEI PADRI<br />

e cerulariana, continuate poi in quella tra cattolici e chiesa greca<br />

dissidente 91 .<br />

Finalmente, un punto di dottrina che i Padri sin dall'antichità,<br />

ebbero più volte a difendere e per il quale ricorsero all'autorità<br />

<strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> fu la liceità e l'utilità delle preghiere per i defunti e<br />

dell'offerta del sacrifìcio <strong>della</strong> messa per loro 92 .<br />

.1;''<br />

Unione nel pensiero dei Padri tra autorità <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong><br />

e sua apostolicità e universalità.<br />

Indeterminazioni in questo campo<br />

Ma più che l'elenco delle controversie nelle quali si fece ricorso<br />

all'autorità <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>, interessa la mente stessa in cui questo<br />

ricorso venne fatto. Fu dunque ammessa l'autorità <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong><br />

nel <strong>senso</strong> che, per il fatto stesso che essa contiene certe usanze e<br />

riti e implica certe dottrine, si ritenne che l'osservanza di queste<br />

usanze e di questi riti e la credenza a queste dottrine è obbligatoria.<br />

Ma, per i Padri, dove si fonda, in ultima analisi, questa obbligatorietà?<br />

Di che natura è? È essa dello stesso grado per tutti i riti,<br />

usanze e credenze in qualche modo implicate nella <strong>liturgia</strong>, oppure<br />

vi sono distinzioni e gradi da fare? E tra le stesse liturgie vi sono<br />

distinzioni e gradi? Se così è quale sarà il criterio per determinare<br />

tali distinzioni e gradi?<br />

Porsi tali o simili questioni a proposito dei Padri equivale nientemeno<br />

a chiedersi se e fino a qual punto e con quale successiva<br />

perfezione siano state precisate, nell'epoca patristica, le regole<br />

metodologiche generali per determinare l'autorità teologica <strong>della</strong><br />

<strong>liturgia</strong> e in specie i suoi rapporti con la fede, sia in generale che<br />

nei singoli casi particolari. Equivale, cioè, a cercare nei Padri quelle<br />

regole metodologiche generali dei rapporti tra fede e <strong>liturgia</strong> che<br />

ci siamo sforzati di determinare teoricamente nel capitolo sedicc-<br />

91 I principali punti liturgici, sollevati da questa polemica, sono, come è<br />

noto: l'inserzione del filioque nel credo niceno-costantinopolitano che, in occidente,<br />

cominciò a essere cantato nella messa nel secolo VI; la liceità <strong>della</strong> lunga<br />

serie di usi liturgici che Cerulario e i controversisti greci dell'epoca rimproverarono<br />

alla chiesa occidentale, specialmente l'uso dell'azimo. Vedi, per es., M.<br />

JUGIE, Theologia dogmatica christianorum orientalìum I Paris 1926 p. 268 ss; 311 ss;<br />

M. GOROILLO, Compendium theologiae orìentalis 2 ed. Romae 1950 p. 168. Anche<br />

la questione dell'epiclesi ebbe, come si sa, una parte importante in questa controversia.<br />

Vedi, per es., M. GORDILLO 1. e. 174 ss. E in genere, per tutte le questioni<br />

discusse tra cattolici e foziani (compreso il primato del romano pontefice, l'immacolata<br />

concezione e le diverse questioni attinenti ai sacramenti e ai novissimi)<br />

il ricorso all'autorità <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> fu sempre assai abbondante da ambedue le<br />

parti fino a tempi recenti.<br />

92 Vedi, per es., CIRILLO DI GER. Catech. myst. V 9; EPIFANIO, Haer. 75 n. 8.9<br />

PG 42, 513 B; 516 A.B.; GIOVANNI CRISOST. In ep. ad Cor Hom. 41,5 PG 61, 361;<br />

In ep. ad Philem Hom. 3,4 pp. 62, 203 ss; In Act Hom. 21,4 PG 60, 170; EUSTAZIO di<br />

Costantinopoli (secolo VI), Sermo in eos qui dicunt animos humanos... PG 80,<br />

319-80; AGOSTINO, De haer. 53; Sermo 172,2,2; Enchiridion 110,29; De cura prò mortuis<br />

gerenda 3; 6.

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