TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

738 CAP. XXII - S. GERTRUDE E SPIRITUALITÀ LITURGICA
morte, come mezzo di andare subito a godere il Signore, era ardentissimo
133 . Anche questo tratto è fortemente rilevato in Gertrude
dalla sua biografa:
« Nemmeno questo poteva angustiarla: se, talvolta, il Signore le sottraeva
le solite grazie. Anzi le era quasi indifferente averle o non averle, eccetto che
nelle tribolazioni la speranza la fortificava, perché sapeva con certezza che
tutto le cooperava al bene, sia le cose esterne che interne... Per la predetta fiducia
desiderava spesso la morte, ma anche questo in unione con la divina volontà
perché ad ogni momento le era indifferente sia vivere che morire. Per la morte
sperava acquistare la beatitudine e per la vita un aumento di lode a Dio » I34 .
Un altro tratto distintivo del grado supremo di unione e che si
ritrova in Gertrude, è l'ardentissimo zelo delle anime, l'unione perfetta
di Marta e di Maria in una sola persona 135 in quanto lo comporta
il proprio stato.
Vediamo ancora le grazie di contemplazione della Santissima Trinità
concesse a Gertrude, ritenute anch'esse unite con i sommi
gradi della vita mistica.
Negli scritti gertrudiani vi sono diverse allusioni intorno a grazie
altissime di contemplazione mistica della Santissima Trinità avute da
Gertrude in diverse occasioni durante l'azione liturgica. Ma la sua
confidente che le riferisce, facendo bene intendere che Gertrude ha
realmente avuto queste grazie, fa pure notare con insistenza che tali
grazie, più di tutte le altre, sono sommamente ineffabili e che Gertrude
stessa non ha potuto esprimere che ben poca cosa di quelle
realtà che le fu allora dato di contemplare. Così in un passo, da
noi già sopra riferito in un contesto diverso:
« Nella festa di tutti i santi conobbe in spirito i misteri intorno alla gloria
della sempre veneranda Trinità, e come la beata e gloriosa Trinità, in se stessa
senza principio e senza fine, sovrabbondante di ogni dolcezza, gaudio e beatitudine,
somministri a tutti i santi gloria e beatitudine eterna. Ma, impedita
dall'umana fragilità, di quello che vide così chiaramente nello specchio della
luce divina, non potè spiegare niente alla portata dell'umana intelligenza, eccettuato
le poche seguenti cose che potè appena e sconnessamente proferire per
mezzo di qualche similitudine » 136 .
La stessa confidente di Gertrude, alla fine di un capitolo sulle
grazie ricevute dalla santa a diverse occasioni nella festa della « fulgida
e sempre tranquilla Trinità », aggiunge :
« In quanto poi alle grazie e consolazioni che Gertrude, in questa preclara
festa a lei carissima a titolo speciale, ricevette dalla divina munificenza dopo
133 vedi S. TERESA, Castello VII n. 2.3.6.8.
134 I 10, p. 29 s.
135 S. TERESA, Castello VII 4 n. 12 s. Per S. Gertrude vedi, per es., I 11 pp.
31-33: pensa di ricevere i doni di Dio per comunicarli agli altri come farebbe
un canale; libera dalla vana gloria; I 5 pp. 18-19; ansietà di comunicare ad altri
i doni ricevuti da Dio; diversamente li reputava come ricevuti nel letamaio;
non può credere che i doni ricevuti da Dio siano per sé, ma per gli altri. Vedi
anche I 1 p. 8 s; I 7 p. 3; II 5 p. 70 s; II 24 p. 113.
"« V 55 p. 471.