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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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TRINITÀ NELLE DOSSOLOGIE 219<br />

sono certamente indirizzate a Cristo solo (2 Tm 4,18; Eb 13,21;<br />

2Pt 3,18; Ap 1,6); una lo è probabilmente (Rm 9,5); una è indirizzata<br />

a Dio e a Cristo (Ap 7,10) e una è indirizzata al Padre nella<br />

Chiesa e in Cristo (£/ 3,21). L'occasione prossima di queste dossologie<br />

è la considerazione degli attributi di Dio (1 Tm 6,16), delle<br />

sue operazioni nella creazione (per es., Ap 4,11) e specialmente<br />

nella storia sacra <strong>della</strong> salvezza e <strong>della</strong> redenzione.<br />

E da questo sfondo che nascono le dossologie <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>.<br />

Esse furono sempre particolarmente abbondanti nella tradizione<br />

greca che era solita chiudere con una dossologia non solo la grande<br />

« eucaristia » <strong>della</strong> messa, ma qualsiasi preghiera liturgica, secondo<br />

il frequentissimo uso giudaico. Essa creò pure assai presto<br />

dossologie separate come pezzi a sé stanti. La tradizione romana<br />

latina non seguì l'uso di terminare ogni preghiera liturgica con la<br />

dossologia, ma ritenne quello universale di terminare con essa<br />

il canone <strong>della</strong> messa, adottò un certo numero di dossologie separate<br />

create dalla tradizione greca — specialmente il Gloria Patri,<br />

il Gloria in excelsis, il Te decet laus — alle quali aggiunse anche<br />

il Te Deum, d'origine occidentale, e terminò i suoi inni con dossologie<br />

proprie.<br />

Orbene, anche le dossologie sono costruite nella prospettiva<br />

cristologico-trinitaria, ma con sfumature diverse. Sono poche nei<br />

testi liturgici rimastici le tracce di dossologie indirizzate al solo<br />

Padre 43 . Tutte le altre sono o binarie (nominano Padre-Dio-Signore;<br />

Cristo-Figlio) o ternarie (Padre; Cristo-Figlio; Spirito Santo).<br />

Naturalmente, anche nelle dossologie, anzi in modo speciale<br />

nelle dossologie, si è riflettuta la polemica antiariana. Già anticamente,<br />

assai prima di questa polemica, si ebbero dossologie nelle<br />

quali le persone erano nominate con la semplice particella coordinativa:<br />

e... e. Così per esempio nell'antico inno vespertino del<br />

secolo II-III : « Luce gioiosa <strong>della</strong> santa gloria del Padre immortale,<br />

celeste, santo, beato. Gesù Cristo! Arrivati al tramonto del<br />

sole, contemplando la luce serale, lodiamo il Padre e il Figlio e<br />

lo Spirito Santo ». S. Basilio, che nel capitolo 29 dell'opera sullo<br />

Spirito Santo, ricorda questo fatto agli ariani, cita anche una<br />

serie di autori antichi che usarono simili dossologie, tra i quali:<br />

Dionisio Alessandrino, Giulio Africano, Gregorio Taumaturgo.<br />

Questo tipo di dossologia, in cui l'uguaglianza delle persone<br />

è messa assai in rilievo poiché vengono semplicemente coordinate<br />

e considerate in modo assoluto sul piano intratrinitario come<br />

unico oggetto <strong>della</strong> gloria che loro rendiamo, sembra derivare<br />

dalla formula battesimale (Mt 28,19). Ma anticamente era assai<br />

raro. A partire dalla lite ariana i cattolici lo moltiplicarono. Sappiamo<br />

che ad Antiochia nel 350 essi cantavano la formula : « Gloria<br />

al Padre e al Figliolo e allo Spirito Santo, ora e sempre e nei<br />

secoli dei secoli : Amen » in <strong>senso</strong> nettamente antiariano. Questa<br />

43 Didaché 9; 10; fine dell'orazione dei fedeli nel papiro di Der Balyzeh II 10.

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