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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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114 CAP. <strong>Il</strong>i - LITURGIA E SEGNI EFFICACI<br />

La presenzialità delle realtà spirituali significate dal segno sacramentale.<br />

— Abbiamo detto sopra che, come segno dimostrativo,<br />

il segno liturgico, quando si tratta di un segno che, come appunto<br />

avviene nei sacramenti, si riferisce immediatamente alla santificazione<br />

e solo mediatamente al culto, significa immediatamente la<br />

grazia santificante, e mediatamente le altre realtà, ossia: le disposizioni<br />

d'animo cultuali, Dio operante presentemente come causa<br />

principale <strong>della</strong> santificazione ed oggetto ultimo del culto, Cristo anche<br />

nella sua umanità come causa strumentale <strong>della</strong> santificazione<br />

e causa principale ed anche oggetto del culto, la Chiesa come oggetto<br />

<strong>della</strong> santificazione e causa strumentale del culto che Cristo rende<br />

a Dio. Orbene, nei segni liturgici dei sette sacramenti, in virtù dell'opus<br />

operatum, queste realtà molto effettivamente, sebbene ognuna<br />

a suo modo, sono rese presenti e come attuate presenzialmente<br />

dalla posizione valida e fruttuosa del segno. Infatti, per tale posizione,<br />

la grazia santificante è prodotta dalla divinità e applicata per<br />

mezzo dell'umanità di Cristo quale strumento congiunto, nell'interiorità<br />

invisibile delle anime in quanto membri <strong>della</strong> Chiesa, corpo<br />

mistico di Cristo. Parimenti, la posizione valida e fruttuosa del<br />

segno sacramentale implica come realtà presenzialmente attuate<br />

le disposizioni d'animo in cui consiste formalmente, per colui che<br />

riceve il sacramento, il culto che rende a Dio per mezzo di Gesù<br />

Cristo capo <strong>della</strong> Chiesa, suo corpo mistico.<br />

Si capisce pure come, nella posizione valida e fruttuosa del<br />

segno sacramentale, sia anche implicata presenzialmente quella<br />

realtà spirituale invisibile significata dal segno sacramentale come<br />

segno impegnativo e che non è altro che la disposizione d'animo<br />

di colui che riceve il sacramento che s'impegna per l'avvenire.<br />

Infatti senza questa disposizione non c'è posizione fruttuosa del<br />

segno.<br />

Le realtà spirituali invisibili che il segno liturgico, nei sette<br />

sacramenti, significa come segno profetico, sono la gloria e il culto<br />

perfetto <strong>della</strong> Gerusalemme celeste. In virtù dell'opus operatum<br />

queste realtà sono, a loro modo, attuate come già presenti hic et<br />

nunc, nello stesso modo che la ghianda rende realmente presente<br />

la quercia — realmente, cioè, in germe — e che l'abbozzo rende realmente<br />

presente la futura statua, sebbene incoativamente.<br />

In tutto simile a quest'ultimo modo, ma rovesciando, per così<br />

dire, l'ordine dei termini, è l'efficacia del segno sacramentale nell'attuare<br />

come presenti quelle realtà spirituali di santificazione e<br />

di culto che avvennero nella storia sacra dopo il peccato di Adamo<br />

e prima di Cristo, in specie le santificazioni e il culto <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong><br />

dell'Antico Testamento. In virtù dell'opus operatum, queste realtà,<br />

alle quali il sacramento si riferisce come segno rimemorativo, sono<br />

da esso attuate come la statua attua e rende presente l'abbozzo<br />

che realizza e da cui fu preparata.<br />

Come si vede, in virtù dell'opus operatum, l'efficacia del segno<br />

liturgico nei sette sacramenti e il suo potere di rendere realmente

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