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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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454 CAP. XIV - LITURGIA E SCRITTURA<br />

prende parte all'azione liturgica che si svolge in questo momento.<br />

Così la narrazione di Luca non parla di un semplice fatto storico<br />

come tutti gli altri, che non ha nessun contatto reale con me e con<br />

quello che sto facendo in questo momento, ma è una realtà viva che<br />

mi tocca personalmente. Alla virtù redentiva <strong>della</strong> natività di Cristo<br />

noi partecipiamo la prima volta e radicalmente nel battesimo, poi,<br />

tutta la vita ce l'assimiliamo sempre più nella partecipazione al sacrificio,<br />

ai sacramenti, alla vita liturgica <strong>della</strong> Chiesa, nella nostra vita<br />

cristiana extraliturgica.<br />

Similmente si dica di tutte le altre feste liturgiche che si riferiscono<br />

ad avvenimenti storici nei quali si è realizzata la nostra redenzione.<br />

Ogni settimana santa è per noi un morire sempre più e un<br />

risorgere sempre più in Cristo. La narrazione <strong>della</strong> discesa dello Spirito<br />

Santo sopra gli Apostoli che si legge nell'epistola il giorno <strong>della</strong><br />

Pentecoste, nel quadro liturgico in cui si legge, nello stesso tempo<br />

che ricorda l'avvenimento storico passato proclama la sua realizzazione<br />

sacramentale mistica nelle anime dei fedeli nell'azione liturgica.<br />

È chiaro pure il riferimento all'azione liturgica attuale, nonché<br />

alla situazione personale del fedele che vi prende parte, dei testi del<br />

Nuovo Testamento usati dalla <strong>liturgia</strong> e che contengono qualche<br />

ammonimento morale. Per esempio : nella notte del sabato santo alla<br />

messa si legge l'epistola di S. Paolo : « Fratelli, se siete risuscitati<br />

con Cristo cercate le cose dell'alto, là dove il Cristo siede alla destra<br />

di Dio; abbiate il gusto delle cose dell'alto, non delle cose terrene.<br />

Poiché voi siete morti e la vita vostra è nascosta col Cristo in Dio.<br />

Quando il Cristo, vostra vita, comparirà, allora anche voi apparirete<br />

con Lui nella gloria » (Col 3,1-4). <strong>Il</strong> <strong>senso</strong> di questa epistola non è una<br />

semplice ripetizione di quello che S. Paolo scriveva ai colossesi. Ma,<br />

per il fatto che questo passo è letto nella messa di Pasqua ai fedeli<br />

che pochi istanti prima, o già da più lunga data, hanno ricevuto il<br />

battesimo e la cresima e stanno ora per partecipare al sacrificio<br />

eucaristico, gli ammonimenti di S. Paolo sono considerati come diretti<br />

personalmente ai singoli qui presenti. Si riferiscono al loro battesimo,<br />

o recente o di più lunga data, alla loro partecipazione all'eucarestia,<br />

agli obblighi che ognuno di essi personalmente ha di raggiungere<br />

la meta di tutta la vita che è la gloria assieme a Cristo e<br />

a sua somiglianza. Non è solo la storia dei colossesi che mi è qui<br />

prospettata, ma la mia situazione personale, mentre in questo momento<br />

<strong>della</strong> notte di Pasqua partecipo all'azione liturgica. È a me<br />

personalmente che s'indirizza quest'altro ammonimento di S. Paolo:<br />

« Fratelli, togliete via il vecchio fermento, affinché siate una pasta<br />

nuova, come siete azzimi; poiché la nostra Pasqua, Cristo, è stata<br />

immolata. Sicché celebriamo la festa non col vecchio fermento, né<br />

col fermento <strong>della</strong> malizia e <strong>della</strong> malvagità, ma con gli azzimi <strong>della</strong><br />

purità e <strong>della</strong> verità» (ICor 5,7s).<br />

È altrettanto chiaro che tutti gli altri passi del Nuovo Testamento,<br />

letti nella <strong>liturgia</strong> e che riferiscono un insegnamento morale di<br />

Gesù o degli Apostoli, o che descrivono le realtà <strong>della</strong> vita sopran-

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