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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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LA MEDITAZIONE 647<br />

comandi alla fantasia, ai sensi esterni, al corpo tutto per sottomettere<br />

sempre più intensamente l'uomo intero a Dio.<br />

<strong>Il</strong> fulcro <strong>della</strong> meditazione discorsiva è l'esercizio <strong>della</strong> fantasia<br />

e del ragionamento come fase di avviamento alla preghiera e all'accendimento<br />

dell'affetto volitivo intorno a Dio. Questo affetto<br />

volitivo comprende risoluzioni pratiche <strong>della</strong> volontà su punti determinati<br />

— come quando, uno decide di abbandonare tale peccato o<br />

di fare tale atto di virtù in tale prossima occasione — e semplici<br />

affetti volitivi di compiacenza in Dio. <strong>Il</strong> semplice affetto volitivo di<br />

compiacenza, rispetto alle risoluzioni determinate <strong>della</strong> volontà rivolte<br />

al nostro agire pratico, ha ragione di fine.<br />

Raggiunto, più o meno rapidamente, talvolta anche molto rapidamente,<br />

attraverso il discorso, ed eventualmente, attraverso determinate<br />

risoluzioni <strong>della</strong> volontà, quell'accendimento del semplice affetto<br />

volitivo, si rimane in esso come nella méta che si cercava. Quel rimanere<br />

in esso non è più discorso meditativo propriamente detto, ma<br />

il suo fine che è semplice unione non discorsiva. E si rimane così<br />

fintanto che perdura il semplice affetto volitivo; il che può essere<br />

per brevissimo intervallo ma anche per tempo assai lungo. Appena<br />

decaduto l'affetto volitivo semplice si ritorna alla preghiera e allo<br />

sforzo discorsivo tutto il tempo che è necessario per riaccenderlo. E<br />

così si passa il tempo tra il discorrere, pregare, fare atti di volontà e<br />

risoluzioni pratiche e l'amare con semplice sguardo.<br />

La differenza tra i principianti e quelli che non lo sono ormai<br />

più è che nei primi, abitualmente e non solo in singole occasioni,<br />

predomina lo sforzo discorsivo e risolutivo e che solo relativamente<br />

di rado e per breve tempo arrivano al riposo del semplice affetto,<br />

mentre nei secondi avviene il contrario. In certe fasi di vita spirituale<br />

questi, spesso, anche appena iniziano qualche considerazione discorsiva<br />

per fantasia o per ragionamento intorno a Dio e alle altre cose<br />

in rapporto a Dio, o appena cominciano qualche risoluzione volitiva,<br />

passano subito alla semplice volizione e vi rimangono anche per tempo<br />

assai lungo. Però in tutte le fasi dello sviluppo <strong>della</strong> vita spirituale<br />

lo sforzo meditativo discorsivo è a suo modo presente, e può essere<br />

più o meno necessario farvi ricorso.<br />

I temi sui quali può portare lo sforzo meditativo di fantasia, di<br />

ragionamento, di formulazione di preghiere, di risoluzioni di volontà,<br />

sono vasti quanto il campo del dogma, <strong>della</strong> vita di Cristo, degli<br />

esempi dei santi, delle virtù da praticare e dei vizi e delle imperfezioni<br />

da evitare.<br />

Tutto questo deve verificarsi e si verifica a suo modo nella spiritualità<br />

liturgica, sia nella stessa azione liturgica sia fuori. Che la<br />

stessa azione liturgica comprenda un abbondante esercizio di attività<br />

meditativa discorsiva è facile rendersene conto. Basta per questo<br />

riferirsi a quanto abbiamo detto nel capitolo XI intorno all'attualizzazione<br />

plenaria di tutto l'uomo nella <strong>liturgia</strong>, in modo speciale intorno<br />

all'attuazione dei sensi esterni, <strong>della</strong> fantasia, del <strong>senso</strong> estetico,<br />

dell'intelligenza discorsiva, <strong>della</strong> volontà, dell'affetto.

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