TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

LITURGIA E PII ESERCIZI 633
zia : « I pii esercizi del popolo cristiano, purché siano conformi alle
leggi e alle norme della Chiesa, sono vivamente raccomandati... Bisogna
però che tali esercizi, tenendo conto dei tempi liturgici, siano
ordinati in modo da essere in armonia con la sacra liturgia, da essa
traggano in qualche modo ispirazione, e ad essa, data la sua natura
di gran lunga superiore, conducano il popolo cristiano » ".
Tra i pii esercizi si possono computare anche la meditazione,
l'esame di coscienza, i ritiri e gli esercizi spirituali. Di questi parleremo
in seguito perché più immediatamente connessi con lo sforzo
ascetico nella tendenza alla perfezione.
Tra quelli che qui più direttamente interessano si possono nominare:
pratica del rosario, del mese del Sacro Cuore, del mese di
Maria, i tridui, le novene, la via crucis, ed altre simili.
Anzitutto bisogna affermare non solo la loro legittimità e la loro
raccomandabilità entro le debite condizioni, per il popolo cristiano
in genere, ma anche, con i debiti accorgimenti, che una pastorale
incentrata sulla liturgia ha il compito di precisare, la possibilità,
quando determinate circostanze lo richiedono, di utilizzarli con
frutto anche in clima di spiritualità nettamente liturgica.
Perché ciò avvenga bisogna che tali pii esercizi « siano ordinati
», specialmente riguardo al tempo in cui si fanno, riguardo alla
loro quantità e alla loro qualità, « in modo da essere in armonia
con la sacra liturgia ».
Questa armonia però, non va intesa nel senso di una semplice
giustapposizione: come se si trattasse di due vie indipendenti e di
ugual valore per andare a Dio, lasciate alla libera scelta di ognuno
con la sola restrizione che non si pongano tra l'una e l'altra artificiosi
antagonismi. L'armonia di cui si parla è un'armonia di subordinazione
sotto il primato della liturgia « data la sua natura di gran
lunga superiore » e deve manifestarsi nel fatto che i pii esercizi
« da essa (liturgia) traggano in qualche modo ispirazione e ad essa
conducano ». Non si poteva essere più netti. È l'inevitabile conseguenza
del principio che la liturgia, pur non esaurendo in sé tutta
l'azione della Chiesa, ne è tuttavia il culmine cui tutto tende e la
fonte da cui tutto deriva.
In sostanza, tali sono, in clima di spiritualità liturgica, i rapporti
tra liturgia e pratiche di pietà extraliturgica: niente ostracismo
delle pratiche di pietà extraliturgica da parte della liturgia,
ma semplicemente loro plasmazione e loro ordinamento, nella loro
relativa quantità e qualità, dallo spirito della liturgia come preparazione
a vivere più intensamente la liturgia e come ampliamento
ed esuberanza extraliturgica della stessa vita liturgica.
Due cose in questo campo sono dunque certe: primo che una
forte vita di pietà, anche fuori dei momenti nei quali si assiste alla
liturgia, pietà interna e anche in certo modo esternamente espressa,
in non pochi punti sconfina e colpisce ingiustamente anche il più autentico
movimento liturgico.
13 Art. 13.