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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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72 CAP. II - LITURGIA E SEGNI SENSIBILI<br />

Tanto più che non solo la sensibilità artistica è assai variabile, ma<br />

anche la stessa sensibilità religiosa: ossia il modo di reagire delle<br />

diverse sensibilità naturali al fenomeno religioso propriamente<br />

detto.<br />

Ma, come nei rapporti tra arte e religione in genere, così anche<br />

in quelli tra arte e <strong>liturgia</strong> in specie, non si possono negare i pericoli.<br />

Non solo il pericolo comune di estetismo quando la funzione<br />

estetica viene ricercata per se stessa e non indirizzata all'atteggiamento<br />

religioso, ma il pericolo specifico che quella funzione — a<br />

parte il suo carattere religioso generale — non serva alle esigenze<br />

proprie <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>, in specie alle sue esigenze comunitarie.<br />

In specie il canto, la musica strumentale, l'architettura sono<br />

caduti non di rado in questo difetto. Così quando, col pretesto di<br />

fare opere esteticamente più perfette possibili, furono date ai canti<br />

liturgici, che per loro natura spettano al popolo, forme esteticamente<br />

forse bellissime ed anche veramente religiose, ma di esecuzione<br />

difficile o anche praticamente impossibile per il popolo stesso;<br />

con la conseguenza che quei canti furono sottratti al popolo e riservati<br />

a un gruppo di specialisti.<br />

Così anche quando si son fatte delle chiese esteticamente forse<br />

bellissime ed anche di un'architettura pervasa di profondo <strong>senso</strong><br />

religioso generico, ma nelle quali la massa del popolo presente è<br />

rimossa lontana dall'altare che non può più nemmeno facilmente<br />

vedere né può partecipare attivamente a quello che vi si fa.<br />

Così anche quando l'altare, relegato in fondo alla chiesa lontano<br />

dal popolo, viene trasformato in uno splendido zoccolo di<br />

esposizione, e come in un'immensa spalliera di trono, ma nel<br />

quale riesce difficile riconoscere la mensa eucaristica conviviale e<br />

sacrificale normalmente circondata da tutti i presenti.<br />

Riuscirebbe purtroppo facile moltiplicare simili esempi. I quali<br />

tutti hanno la loro radice nel fatto che si dimentica che l'arte in<br />

<strong>liturgia</strong> non ha una funzione estetico-religiosa generica, ma esteticoliturgica.<br />

È un segno liturgico e ogni segno è essenzialmente funzionale<br />

rispetto a quello che deve esprimere e in qualche modo<br />

realizzare. Per cui, chiunque usa il segno arte in <strong>liturgia</strong>, deve<br />

prima compenetrarsi delle realtà religiose liturgiche che quel segno<br />

è chiamato ad esprimere e realizzare a suo modo e sottomettersi<br />

alle loro esigenze.<br />

I segni persone. — Tutta l'assemblea cristiana, come tale, come<br />

dicevamo sopra, ha valore di segno nella <strong>liturgia</strong> in quanto è la<br />

convocazione di Dio in Cristo Gesù, il radunamento « nel nome »<br />

di Cristo, radunamento del « populus Dei », e, come tale, compie<br />

cristiana dal 1913: scuola Beato Angelico, Milano. Fede e arte dal 1953: <strong>della</strong><br />

Pontificia commissione centrale per l'arte sacra, Roma. Per la Francia vedi<br />

J. PICHARD, L'art sacre moderne (per il periodo 1914-53), Paris 1954. Vedi le riviste:<br />

L'Art d)église (successe nel 1950 a L'Artisan liturgique che usciva dal 1932),<br />

Abfcaye de Si André, Bruges, Belgio; L'Art sacre, Paris, dal 1946. Chiesa e quartiere,<br />

Bologna dal 1957. '

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