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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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MISTICA E LITURGIA : QUESTIONE 673<br />

occhi. È evidente, quindi, che non appena l'anima sarà riuscita a ben purificarsi<br />

e vuotarsi di tutte le forme e immagini apprensibili rimarrà in quella pura e<br />

semplice luce, trasformandosi in essa in stato di perfezione. Quella luce non<br />

manca mai nell'anima, ma le forme e i veli delle creature, nei quali ella è avvolta<br />

e imbarazzata, le impediscono di diffondersi. Che se l'anima finisse di togliere<br />

ogni velo o impedimento, rimanendosene nella sua pura nudità e povertà<br />

di spirito, subito ella, già semplice e pura, si trasformerebbe nella semplice e<br />

pura Sapienza, che è il Figlio di Dio. Venendo a mancare nell'anima innamorata<br />

quanto vi era di naturale, subito le s'infonde il divino soprannaturalmente, perché<br />

in natura il vuoto ripugna. Dunque, l'uomo spirituale procuri di starsene<br />

con avvertenza amorosa in Dio, e con riposo dell'intelletto quando non può<br />

meditare, quantunque gli sembri di non far nulla. A poco a poco e molto presto<br />

gli s'infonderà nell'anima una celeste pace, con ammirabili e sublimi notizie di<br />

Dio rivestite di amore divino. E non s'impacci con immaginazioni o meditazioni<br />

o discorsi di sorta, a fine di non disturbare l'anima e non strapparla dalla sua<br />

quiete e dal suo contento; e non la trascini dove non trova altro che ripugnanza<br />

e pena » 47 .<br />

A questo passo e a tanti altri di simile tenore, si aggiunga la<br />

grande e ben nota insistenza di S. Giovanni <strong>della</strong> Croce nel raccomandare<br />

all'uomo spirituale che vuol tendere verso la perfezione<br />

di « spogliare l'anima dalle apprensioni naturali degli oggetti esteriori<br />

» e di « vuotare » l'immaginazione o la fantasia, « dì tutte le<br />

forme e apprensioni immaginarie che possono in esso (<strong>senso</strong>) entrare<br />

naturalmente » 48 , e di applicare lo stesso trattamento di svuo-<br />

47 Salita II 13 n. 2-4 (ed. ital. Opere, Roma 1940, p. 107 s; ed. critica spagnola<br />

del P. Crisogono de Jesus, Vita y obras de S. Juan de la Crux, 3 ed.<br />

Madrid 1955, Subida II 15 n. 2-5 p. 595 s).<br />

48 Vedi Salita, il capitolo undici n. 1 (ed. ital. Opere, Roma 1940, p. 92; ed.<br />

critica spagn. cit., Subida II 12 p. 582 s). Dello spogliare l'anima dalle apprensioni<br />

dei segni esteriori tratta il libro 1 <strong>della</strong> Salita; del vuotare la fantasia<br />

tratta il libro II capitolo undici. Nella stessa opera, libro III cap. 34-43 (secondo<br />

l'ediz. ital., Opere, Roma 1940; ed. critica spagn. cit., Subida III 35-44 p. 734 ss)<br />

si parla assai a lungo delle immagini, oratori, chiese, luoghi, cerimonie, per<br />

ammonire come l'uomo spirituale deve comportarsi in tutto questo. San Giovanni<br />

ha di mira la tendenza all'esteriorismo, al fasto e, talvolta, anche alla<br />

superstizione che in queste cose vedeva intorno a sé nella Spagna del secolo<br />

XVI. È quindi unicamente intento a premunire contro i pericoli che in queste<br />

cose, invece di nutrire una profonda devozione, non si faccia altro che alimentare<br />

i gusti sensibili delle cose esteriori e visibili, ciò che, nel migliore dei casi,<br />

impedisce di arrivare alla vera unione con Dìo in nudità di spirito. In quanto<br />

alla preghiera nelle chiese e negli oratori, pur riconoscendo ripetutamente che<br />

« il luogo conveniente e destinato all'orazione siano le chiese e gli oratori, e<br />

l'immagine serva di motivo » (III 39, 1; ed. crit. spagn. cit., <strong>Il</strong>i 40, 1 p. 744),<br />

non si stanca di consigliare all'uomo spirituale di scegliere per affare di tanta<br />

importanza « quel luogo che meno occupi e attragga il <strong>senso</strong>. <strong>Il</strong> luogo non deve<br />

essere delizioso (come alcuni vogliono procurarlo), perché, altrimenti, invece di<br />

raccogliere lo spirito, non farebbe altro che ricreare il <strong>senso</strong>. Sono invece molto<br />

adatti i luoghi solitari e anche alpestri, ove lo spirito seriamente e direttamente<br />

sale a Dio, non impedito o trattenuto da cose visibili, le quali alcune volte si,<br />

aiutano ad innalzare lo spirito, ma solo se le dimentichiamo subito, per restarcene<br />

unicamente in Dio » (III 38, 2; ed. crit. spagn. cit., III 39, 2 p. 743). « Scegli<br />

il luogo più appartato e solitario possibile... » (III 39, 2; ed. crit. spagn. cit.,<br />

<strong>Il</strong>i 40, 2 p. 745). « Per incamminare lo spirito a Dio in questo genere di mezzi<br />

conviene avvertire che ai principianti si concede, ed è pure necessario, che<br />

trovino qualche piacere sensibile circa le immagini, gli oratori, e le altre cose<br />

22 - <strong>Il</strong> <strong>senso</strong> <strong>teologico</strong>...

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