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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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668 CAP. XXI - LITURGIA E SPIRITUALITÀ<br />

rituale più intensa che, pur avendo il suo forte centro irradiatore ed<br />

attrattore nell'azione liturgica stessa durante questo periodo, si integra<br />

però, nella mente <strong>della</strong> Chiesa, con una larga prassi extraliturgica<br />

di ogni specie di virtù, principalmente opere di carità verso il prossimo<br />

(l'elemosina è fortemente messa in onore) e opere di penitenza, temperanza,<br />

perseveranza, incentrate principalmente sul digiuno. Alla<br />

quaresima, sotto questo aspetto, vanno assimilati, nello spirito <strong>della</strong><br />

Chiesa, i periodi delle quattro tempora e le vigilie.<br />

Conclusione<br />

A conclusione di questo articolo intorno allo sforzo ascetico in<br />

clima di spiritualità liturgica, si può tranquillamente asserire che la<br />

<strong>liturgia</strong> stessa e la spiritualità che in essa s'incentra, per loro intrinseca<br />

natura, comportano un grandissimo esercizio di virtù teologali e<br />

morali ed implicano perciò uno sforzo ascetico quanto mai impegnativo<br />

ed efficacemente moralizzatore anche nella pratica dell'intera<br />

vita. La <strong>liturgia</strong> e la spiritualità liturgica, pur mostrandosi ovunque,<br />

come abbiamo avuto occasione via via di rilevare, fortemente teologali<br />

e teocentriche, non sono quietistiche, né semiquietistiche, né<br />

estetizzanti ed estraenti dal sano realismo <strong>della</strong> vita pratica. Pur<br />

avendo gli occhi fissi sempre in Dio non dimenticano l'uomo e le sue<br />

debolezze, che anzi pretendono sanarlo e rivelarlo meglio a se stesso<br />

inducendolo, appunto, a un forte concentramento in Dio.<br />

Se di tutto questo alcuni diffidenti verso il movimento liturgico<br />

hanno dubitato, è semplicemente per insufficiente conoscenza <strong>della</strong><br />

natura <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>; mentre se alcuni che si pretendono liturgisti,<br />

nella loro vita pratica, o anche in alcune loro affermazioni o non<br />

chiare tendenze, sono sembrati avvalorare il predetto dubbio, è perché<br />

nemmeno loro sapevano bene cos'è esattamente la <strong>liturgia</strong> e forse<br />

non avevano idee chiare nemmeno intorno alla questione generale<br />

cosa è la spiritualità. Urge quanto mai dissipare questi equivoci, perché<br />

tutti possano accedere senza reticenze ed attingere largamente alla<br />

« sorgente primaria del vero spirito cristiano ».<br />

Qualcuno forse dirà: ma, nella spiritualità liturgica, non vi possono,<br />

almeno, essere dei pericoli, in <strong>senso</strong> estetizzante o ritualista<br />

o di insufficiente impegno morale? A questo si risponde semplice-<br />

'mente che ovunque entra qualcosa di umano, per l'uomo che può<br />

abusare di tutto, vi possono essere dei pericoli; che, anzi, in ogni<br />

cosa ove entra alcunché d'umano vi sono effettivamente dei pericoli<br />

specifici per l'uomo che può abusarne, dai quali egli deve accuratamente<br />

guardarsi. Da questo non è esclusa la stessa messa e gli stessi<br />

sacramenti anche in quello che hanno d'istituzione divina. Tanto più<br />

si dovrà dire che in ogni spiritualità, intesa come concretizzazione<br />

particolare dei mezzi comuni per tendere alla perfezione cristiana,<br />

vi possono essere, ed anzi vi sono, dei pericoli specifici dai quali<br />

l'uomo deve particolarmente guardarsi. Sul piano storico succede<br />

inevitabilmente che qualche persona, effettivamente, vi cada.

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