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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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PARTECIPAZIONE COMUNITARIA 785<br />

sua natura, azione non solo del sacerdote ma di ogni fedele presente,<br />

sebbene in un modo proprio che non è quello del sacerdote e quindi<br />

senza livellamento di parti e senza confusioni.<br />

Per chiarire questo punto ricordiamoci anzitutto il concetto<br />

di sacerdozio di tutti i fedeli come a suo luogo è stato spiegato.<br />

La natura intrinseca <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> come azione e la natura intrinseca<br />

del cristiano come rivestito, per il suo stesso battesimo, del regaie<br />

sacerdotium che lo deputa a fare sua quella azione liturgica, fanno<br />

sì che non vi è partecipazione perfetta del cristiano alla <strong>liturgia</strong><br />

se egli non vi presta una partecipazione non solo interna oltreché<br />

esterna, ma anche attiva, viva, conscia.<br />

Si arriva a uguale costatazione se si considera non più la struttura<br />

interna <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> in rapporto al profondo essere del cristiano,<br />

ma la sua efficacia psicologica sul fedele. Senza la partecipazione<br />

attiva la <strong>liturgia</strong> non sortisce per chi vi assiste il suo pieno effetto<br />

psicologico morale. Infatti, senza di essa cessa, o per lo meno è<br />

molto diminuita, la sua caratteristica principale, dal punto di vista<br />

didattico educativo, di essere insegnamento concreto vitale per mezzo<br />

<strong>della</strong> stessa azione, nella quale l'atteggiamento vitale viene trasmesso<br />

non tanto da concetti e da ragionamenti, quanto dal vivere e realizzare<br />

al momento stesso una situazione sacra con tutta la persona.<br />

Comunitaria<br />

Si deve andare ancora oltre. Quella partecipazione esterna ed<br />

interna, attiva e conscia, deve essere nello stesso tempo partecipazione,<br />

comunitaria. A questo tende la pastorale liturgica. E questo<br />

di nuovo esige come perfezione l'intrinseca natura <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong><br />

non meno che la sua efficacia psicologica. La sua natura intrinseca:<br />

perché la <strong>liturgia</strong> come culto è azione vitale di tutto il corpo mistico,<br />

Capo e membri, come comunità sacrale : « Le azioni liturgiche non<br />

sono azioni private, ma celebrazioni <strong>della</strong> Chiesa che è "sacramento<br />

di unità", cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei<br />

Vescovi. Perciò tali azioni appartengono all'intero Corpo <strong>della</strong> Chiesa,<br />

lo manifestano e lo implicano; i singoli membri poi vi sono<br />

interessati in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli<br />

uffici e dell'attuale partecipazione » ,8 . Partecipare perfettamente e<br />

attivamente all'azione liturgica, significa dunque necessariamente<br />

partecipare attivamente all'azione che è di diritto l'azione di tutta<br />

la comunità in atto cultico; di tutta l'adunanza dei figli di Dio come<br />

ekklesia in Cristo Gesù, nella presenza dello Spirito Santo, il radunatore<br />

di ogni dispersione. La partecipazione attiva, anche esternamente<br />

comunitaria non è che l'espressione anche estrinseca di<br />

questa esigenza comunitaria, ontologica, intrinseca <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>.<br />

«» CL art. 26.

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