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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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PREDICAZIONE COME MYSTERIUM 805<br />

a suo modo efficace, di realtà soprasensibili in rapporto all'economia<br />

<strong>della</strong> salvezza di Dio in Cristo.<br />

<strong>Il</strong> segno sensibile qui è la parola del ministro <strong>della</strong> Chiesa in<br />

mezzo alla comunità radunata per ascoltarlo. La realtà soprasensibile<br />

in rapporto alla salvezza a cui si riferisce quel segno è: il<br />

fatto che l'adunanza è un'adunanza, una ekklesia, di Dio in Cristo<br />

Gesù; che quella parola del prete all'assemblea è la parola di Dio,<br />

che Egli per mezzo <strong>della</strong> Chiesa nei suoi ministri, indirizza in questo<br />

momento a tale adunanza da Lui suscitata e per mezzo di essa e<br />

in essa ai singoli individui; il fatto ancora che Dio si serve di quelle<br />

parole sensibili del prete, che percuotono le orecchie di carne, per<br />

trasmettere all'uditore la sua parola soprasensibile, quella che parla<br />

internamente al cuore e all'anima di ognuno; che quella parola di<br />

Dio, annunziata sensibilmente dal prete, è così, nelle mani di Dio<br />

stesso, uno strumento efficace il quale, in qualche modo, per lo<br />

Spirito e la potenza di Dio che se ne serve, realizza nell'uditore<br />

quello che annunzia. In qualche modo, cioè in quanto Dio unisce<br />

alla parola esterna del suo ministro quella interna del suo Spirito<br />

con cui percuote internamente l'intelligenza e il cuore dell'uditore,<br />

e supposte le disposizioni morali del ricevente, rende in lui efficace<br />

la parola <strong>della</strong> predicazione esterna; fa sì che in lui susciti echi<br />

di vita che sono conversione sempre nuova, impegno sempre nuovo<br />

dinanzi a Dio, adesione sempre nuova e più profonda a Lui in fede,<br />

speranza e carità.<br />

Ma in che modo preciso Dio, nella predica, « unisce » la forza<br />

interna del suo Spirito alla parola esterna del ministro? È il problema<br />

dell'efficacia propria dell'annunzio <strong>della</strong> parola di Dio. Anche<br />

in campo cattolico si cerca ora di determinarlo meglio dopo il felice<br />

superamento <strong>della</strong> fase <strong>della</strong> quasi esclusiva difesa apologetica<br />

contro le esagerazioni protestanti tendenti all'esaltazione <strong>della</strong> parola<br />

a detrimento dei sacramenti ".<br />

Non si può dire, per il momento, che la teologia sia arrivata a<br />

un perfetto chiarimento <strong>della</strong> questione. I punti seguenti, tuttavia<br />

sembrano certi.<br />

1. Non basta dire che la predica è occasione a Dio per dare<br />

la sua grazia. Dio può servirsi di ogni cosa come di occasione a<br />

questo scopo. Bisognerebbe dire dunque almeno che la predica gli<br />

è in questo di occasione speciale. Ma in che consiste tale carattere<br />

speciale? È questo il problema.<br />

Inoltre, con il concetto di occasione non si spiegano abbastanza<br />

i testi biblici, i quali, a proposito <strong>della</strong> predicazione profetica o<br />

apostolica, hanno un linguaggio molto più diretto e più forte 12 .<br />

11 Vedi bibliografia in D. GRASSO, Nuovi apporti... (citato sopra nota 10)<br />

p. 91; 99-103; 117-118; ID., L'Annuncio... (citato a nota 7) pp. 277-292; Schillebeeckx<br />

e Semmelroth citati sopra, cap. XXIII p. 762 nota 6; A. GUNTHOR, Die Predigt,<br />

Herder 1963, pp. 42-63.<br />

12 Vedi At 14,3; 20,32; 1 Cor 1,18; 4,15; 2 Cor 5,19; 1 Ts 2,13; FU 2,16; Eb 4,12;<br />

Gc 1,21.

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