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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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SEGNO DEL PRESENTE, PASSATO E FUTURO 85<br />

culto <strong>della</strong> Gerusalemme celeste di cui la nostra santificazione e<br />

il nostro culto non sono che abbozzi e schizzi ancora imperfetti<br />

che tendono ad essi come al loro supremo ideale in cui troveranno<br />

perfetto compimento.<br />

Queste, dunque, sono le realtà spirituali soprasensibili implicate<br />

dalla santificazione e dal culto nella <strong>liturgia</strong>, significate, a suo<br />

modo, dai segni liturgici. È tutto questo che intelligitur nei segni<br />

liturgici, nei quali aliud videtur et aliud intelligitur.<br />

* * *<br />

Tali realtà sono però significate dai segni liturgici secondo un<br />

ordine determinato, in quanto tutte hanno un certo ordine all'elemento<br />

formale intrinseco <strong>della</strong> nostra santificazione e del nostro<br />

culto, che è la grazia santificante e la disposizione d'animo in cui<br />

il nostro culto consiste. È questo l'elemento centrale e primario<br />

che significano immediatamente e in primo luogo i segni liturgici.<br />

Tutti gli altri elementi essi li significano in quanto hanno un necessario<br />

ed intrinseco rappòrto all'elemento primario e centrale su<br />

cui converge anzitutto la funzione significativa e rappresentativa<br />

del segno liturgico. La nostra santificazione e il nostro culto presuppongono,<br />

tra le altre cose, le nostre disposizioni morali, specialmente<br />

la fede e l'impegno morale per l'avvenire; di conseguenza<br />

i segni liturgici, significando direttamente la nostra santificazione<br />

e il nostro culto, significano pure le nostre disposizioni, in specie<br />

la nostra fede é il nostro impegno per l'avvenire; sono segni morali<br />

e impegnativi. Ancora: la nostra grazia viene da Dio, ma per mezzo<br />

di Cristo redentore; Egli ce l'ha meritata, massimamente nella sua<br />

passione; Egli ce la trasmette partecipandoci la santità o vita<br />

divina che ha in plenitudine. <strong>Il</strong> culto che rendiamo a Dio è il culto<br />

che Cristo rese sulla terra e rende sempre a Dio e a cui Egli ci<br />

associa. Così il segno liturgico, significando anzitutto la nostra santificazione<br />

e il nostro culto, significa, per conseguenza, Dio agente<br />

in noi, e Cristo e la sua santità e la sua passione e il suo culto.<br />

Ma poiché la nostra santificazione e il nostro culto sono diretti<br />

alla gloria futura e al culto <strong>della</strong> Gerusalemme celeste, anche la<br />

gloria e la Gerusalemme celeste saranno significati nel segno liturgico.<br />

Perché poi la nostra santificazione e il nostro culto compiono<br />

in sé, come la statua più perfetta compie l'abbozzo, tutto quello<br />

che, dopo il peccato di Adamo e prima di Cristo, vi fu nel mondo<br />

di santificazione e di culto accetto a Dio, massimamente nell'Antico<br />

Testamento, così, necessariamente, i segni liturgici significheranno<br />

anche quelle santificazioni e quei culti prima di Cristo.<br />

Ci si accorge così che, considerando queste sacre realtà invisibili,<br />

significate dai segni liturgici, sotto l'aspetto del presente,<br />

del passato e del futuro, i segni liturgici hanno riferimento di significato<br />

a tutta la storia sacra, presente, passata e futura. Significano<br />

infatti una serie di realtà sacre soprasensibili come presenti<br />

hic et nunc nell'azione sacra: è la grazia santificante còlle virtù

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