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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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ORAZIONE DI QUIETE E LITURGIA 687<br />

Ero sazia e piena di tutto ciò che poteva bramare, riposandomi in una pienezza<br />

di godimento; e questo godimento non mi apportava alcuna agitazione di allegrezza,<br />

ma una somma quiete. Tutte le potenze dell'anima erano nell'istesso<br />

godimento, incapaci di ricevere alcuno oggetto. Non ero capace di sapere allora<br />

che cosa fosse la miseria e la gravezza umana, mentre l'umanità ancora stava<br />

tutta abbandonata nell'istessa quiete e godimento. Non ero soggetta a pena alcuna<br />

né a distrazione. Ero tutta in me, eppure ero priva affatto di tutto ciò<br />

che porta in sé la nostra umanità. Insomma, non sapevo capir altro che un<br />

sommo godimento e una quiete perfettissima, incapace di poter bramare cosa<br />

alcuna. Solo vedevo Gesù in me che tutto mi riempiva. In questa visione, in<br />

questa quiete, sono stata un grande tempo senza poter dire una minima parola<br />

allo Sposo, perché non ero capace di altro che di stare così godendo. Nel tempo<br />

che sono andata a suonare non sono rimasta priva; solo i sensi corporali si<br />

sono impiegati, tornando dopo ancor loro all'istessa quiete » 7t >.<br />

Dinanzi a questi esempi si dirà forse: sono casi eccezionali,<br />

quasi miracolosi! Proprio il contrario è vero. Bisogna dire invece<br />

che questo è il caso normale, per lo meno quando si tratta <strong>della</strong><br />

partecipazione alla vita liturgica.<br />

A tale conclusione induce, comunque, l'inchiesta fatta su questo<br />

punto dal P. Poulain. Al capitolo XIV <strong>della</strong> sua classica opera Des<br />

gràces d'oraison egli tratta del fenomeno <strong>della</strong> « legatura » e <strong>della</strong><br />

« sospensione » delle potenze nella vita mistica.<br />

Definisce tale fenomeno: un impaccio a produrre volontariamente<br />

atti « addizionali » all'unione mistica, cioè atti che non sono<br />

la stessa unione, né sua causa, né sua necessaria conseguenza, specialmente:<br />

discorso d'intelletto, immaginazioni, atti esterni.<br />

Questa legatura è evidente nell'estasi e, analogamente, più o<br />

meno anche nell'orazione di quiete, che è come una piccola estasi<br />

parziale.<br />

Ma Poulain nota che l'esperienza dei mistici obbliga a distinguere<br />

come tre casi in questa quiete. Li chiama: quiete pregante,<br />

quando il mistico nello stesso tempo è spinto a pregare anche con<br />

formule; quiete di giubilo: quando sente il bisogno di espandersi<br />

in ardenti colloqui, o anche di cantare; quiete operante: quando il<br />

mistico può dedicarsi nello stesso tempo anche ad opere esterne.<br />

Dal che, ancora una volta si vede che la grazia mistica di quiete,<br />

in ciò che ha d'essenziale, non si oppone affatto alla partecipazione<br />

anche attiva ai sacri riti. Lo stesso autore osserva che nella quiete<br />

vi può essere facilità di recitare preghiere ad alta voce. « Generalmente<br />

i sacerdoti non provano serie difficoltà a recitare le preghiere<br />

<strong>della</strong> messa » 80 .<br />

Stessa costatazione per la recita o il canto dell'ufficio in coro.<br />

« Volendo rendermi conto dei fatti — invece di abbandonarmi a idee<br />

aprioristiche — ho fatto su questa materia parecchie inchieste in<br />

conventi contemplativi. La risposta più generale è stata che c'è<br />

un piccolo impaccio, ma facile a superare. Per lo meno, si aggiungeva,<br />

si può arrivare a recitare materialmente le parole: l'attenzione<br />

'» Ibid. pp. 280-81.<br />

so L. e. cap. XIV n. 18.

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