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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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714 CAP. XXII - S. GERTRUDE E SPIRITUALITÀ LITURGICA<br />

con Dio nell'azione liturgica, è pienamente tranquilla. Neppure la<br />

minima traccia in essa non solo di mente giansenistica o pelagiana<br />

o semipelagiana, ma neppure di subcosciente sovrastima dello sforzo<br />

volontaristico dell'uomo nei nostri rapporti con Dio. Senza neo di<br />

tendenza lassistica o quietistica, nella sua psicologia domina tranquillamente<br />

la coscienza <strong>della</strong> sovranità <strong>della</strong> grazia e <strong>della</strong> suppletio<br />

che Cristo fa ai poveri sforzi umani di tutti coloro che gli sono uniti<br />

con sincera buona volontà e purezza di cuore.<br />

« Per la predetta sua fiducia in Dio, ebbe tale un dono riguardo alla comunione<br />

che non potè mai leggere qualcosa nella Scrittura o ascoltare qualche<br />

discorso degli uomini intorno al pericolo di comunicare indegnamente, che la<br />

impedisse di comunicare volentieri fondata sulla ferma fiducia nella pietà del<br />

Signore. Stimò di così piccolo conto e di quasi nessun valore ì suoi sforzi, che<br />

non omise mai di comunicarsi per il motivo <strong>della</strong> negligenza nelle orazioni<br />

o in simili esercizi con i quali ci si prepara abitualmente alla comunione. Stimava<br />

che rispetto a quell'eccellentissimo e gratuito dono ogni umano sforzo è<br />

come una piccola goccia in seno a tutto il mare. E sebbene non riuscisse a<br />

vedere nessun modo abbastanza degno per prepararsi a riceverlo, tuttavia, fiduciosa<br />

nella impareggiabile munificenza di Dio, più che fondarsi su qualsiasi preparazione,<br />

si studiava di ricevere lo stesso sacramento con cuore puro e devoto<br />

amore. Tutti i doni spirituali che ricevette, li attribuiva alla sola fiducia, stimandoli<br />

tanto più gratuiti quanto più sapeva che aveva ricevuto dal donatore<br />

di ogni grazia veramente gratuito e senza suo merito quel nobile dono <strong>della</strong><br />

fiducia » el .<br />

Dal che si può vedere quanto fosse eminentemente positivo, cristocentrico<br />

e teocentrico l'ascetismo di Gertrude. È uno dei frutti<br />

<strong>della</strong> sua formazione alla scuola <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>. La quale nel binomio<br />

inscindibile Dio-uomo, grazia-sforzo umano, concentra l'attenzione<br />

più su Dio e sulla grazia che sull'uomo e lo sforzo umano e il cui<br />

modo proprio di guarire l'uomo e stimolare lo sforzo umano è appunto<br />

di portare la sua attenzione e il suo amore anzitutto sulla grazia,<br />

su Cristo e su Dio.<br />

Amore come incessante omaggio di lode e di ringraziamento<br />

Quindi è che, in fatto di esercizio di -virtù, la vita di Gertrude,<br />

dai suoi scritti, appare immersa anzitutto nell'esercizio delle virtù<br />

teologali, in prima linea dell'amore di Dio, esercitato continuamente<br />

come incessante omaggio di lode e di ringraziamento, spronato dal<br />

ricordo <strong>della</strong> sua grandezza e <strong>della</strong> sua bontà, sperimentate sempre<br />

più profondamente nelle grazie ricevute. Amore sempre in atto come<br />

incessante omaggio di lode e di ringraziamento: sembra questa la<br />

formula che esprime veramente la nota dominante di questa vita<br />

come lirismo a Dio. Dominante che, naturalmente, accompagnano e<br />

nutrono molte altre armoniche, tra le quali un profondo sentimento<br />

di compunzione <strong>della</strong> propria miseria. <strong>Il</strong> secondo libro del Legatus<br />

«' I 10 p. 29 s.

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