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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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662 CAP. XXI - LITURGIA E SPIRITUALITÀ<br />

gione è, comunque, da tutti giustamente ritenuta non solo la somma<br />

tra le virtù morali, ma anche la più teologica e disinteressata o teocentrica<br />

di tutte. Appunto, perché le azioni umane che regola sono<br />

quelle dove si esprime il nostro debito verso Dio come sommo<br />

creatore, governatore e fine delle cose. Anche dal punto di vista<br />

dell'esercizio delle virtù morali appare quindi chiaro come la <strong>liturgia</strong><br />

del binomio uomo-Dio si concentra più direttamente su Dio che<br />

sull'uomo; infatti, tra le stesse virtù morali, dà enorme rilievo a<br />

quella che, fra tutte, è più direttamente concentrata su Dio e le cui<br />

caratteristiche sono: i sentimenti di ammirazione, di riverenza, di<br />

sottomissione, di lode, di adorazione, di devotio come totale dedizione<br />

di se stesso: tutti sentimenti che riguardano direttamente Dio.<br />

L'azione liturgica e l'esercizio <strong>della</strong> « compunctio ». — Ma non<br />

già, ancora una volta, che l'azione liturgica, nell'esercizio delle virtù<br />

morali, che in essa trovano immediata operosità, si concentri tanto<br />

su Dio da dimenticare l'uomo. Anche qui l'uomo è tenuto ben presente,<br />

ma come di riflesso all'attenzione portata direttamente su Dio.<br />

Ora il sentimento specifico che di riflesso l'uomo ha di se stesso<br />

mentre concentra direttamente la sua attenzione sull'eccellenza di<br />

Dio quale creatore, sommo governatore e fine di tutte le cose, è<br />

quello che gli antichi chiamavano il penthos, la compunctio, compunzione:<br />

sentimento generale fatto di umiltà, di pentimento e dolore<br />

delle proprie offese e deficienze, di disprezzo di se stesso, temperato<br />

dalla fiduciosa considerazione <strong>della</strong> misericordia di Dio 38 . La <strong>liturgia</strong><br />

è un ottimo campo dove naturalmente germoglia la compunctio.<br />

Valga a questo proposito l'aneddoto di un antico asceta palestinese.<br />

« Un fratello incontrò uno degli anziani nella laura di Soucas sopra Gerico,<br />

e gli chiese: «come stai, padre?». L'anziano rispose: «male». <strong>Il</strong> fratello gli<br />

disse : « perché abate? ». L'anziano disse : « ecco trent'anni che passo- in piedi<br />

tutti i giorni dinanzi a Dio nella preghiera. Delle volte maledico me stesso<br />

quando dico a Dio: non avere pietà di tutti quelli che fanno l'iniquità; oppure:<br />

maledetti tutti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti, mentre io<br />

stesso me ne allontano e faccio l'iniquità. Talvolta ancora dico a Dio: perderai<br />

tutti coloro che dicono menzogne; e io mentisco tutti i giorni. Mentre nel mio<br />

cuore ho pensieri perversi, dico a Dio: la meditazione del mio cuore è sempre<br />

dinanzi a te. Io che non digiuno affatto, dico : le mie ginocchia si sono indebolite<br />

per il digiuno. E ancora, mentre porto rancore al mio fratello, dico a Dio: perdonaci<br />

come noi perdoniamo. Mentre non penso ad altro che mangiare il mio<br />

pane, dico: ho dimenticato di mangiare il mio pane. Io che dormo fino al mattino,<br />

dico nel salmo: alla metà <strong>della</strong> notte mi sono alzato per confessare il tuo<br />

nome. Mentre non ho affatto compunzione, dico: sono addolorato e gemo e<br />

le lacrime sono state il mio pane giorno e notte. Pieno di orgoglio e delle comodità<br />

carnali mi rendo ridicolo quando canto: guarda la mia umiltà e il mio<br />

dolore e rimetti tutti i miei peccati. Non sono affatto pronto, e dico: il mio<br />

cuore è pronto, o Dio. In una parola, tutta la mia <strong>liturgia</strong> e la mia preghiera<br />

mi si sono cambiate in rimprovero e in vergogna ». <strong>Il</strong> fratello disse : « credo,<br />

38 Vedi I. HAUSHEHR, Penthos. La doctrine de la componction dans l'Orient<br />

chrétien, Roma 1944.

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