TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

534 CAP. XVII - POSITIVO-SCOLASTICA E LITURGIA
della rivelazione nella sua estensione e nella sua qualità, verrà determinato
più dalla problematica degli avversari che dalla ricchezza teologica
intrinseca delle fonti stesse.
Nella Scrittura, nella tradizione, nella proposizione del magistero
anche odierno, non si leggeranno tutti i dati che essi effettivamente
contengono, ma solo alcuni, quelli cioè che interessano la discussione
con gli avversari veri o fittizi in vista della prova dalle
fonti; e questo solo sotto un aspetto determinato e ristretto, quello
in cui gli avversari appunto hanno errato. Immense ricchezze
contenute nelle fonti rimarranno inesplorate e non saranno assimilate
nella sintesi teologica perché gli avversari le hanno ignorate
o, comunque, la discussione con loro non verte sopra di esse.
Ora è facile vedere che le fonti della rivelazione, per il teologo,
non sono lì solo per permettergli di provare che gli avversari della
fede cattolica hanno errato, ma per insegnargli inoltre, anzi in primo
luogo, moltissime ed importantissime altre cose di primario valore
nella costruzione della sintesi teologica generale.
La teologia è anzitutto e in primo luogo lo sforzo scientifico del
credente stesso per penetrare e contemplare le ricchezze della rivelazione
cui aderisce in tutta la loro larghezza e profondità. Questa
funzione irenica, chiamiamola così, penetrativa, contemplativa, espositiva
della teologia, deve essere necessariamente primaria e determinante
rispetto alla funzione apologetica e difensiva.
La funzione difensiva o apologetica appartiene bensì necessariamente
ad ogni scienza, perché non si può dire che uno abbia penetrato
e possegga scientificamente una materia fintanto che non sa
anche rispondere ai dubbi o alle opposizioni dichiarate. Ma la funzione
difensiva, che è piuttosto negativa, nella visione sintetica generale
di ogni scienza 17 , deve essere in sottordine rispetto alla funzione
semplicemente penetrativa o espositiva. Non è essa che può
determinare in ultima analisi né quantitativamente, né qualitativamente,
né la problematica, né il contatto con le fonti, né l'ossatura
generale della costruzione sintetica. E il motivo ultimo di tutto questo
è che la funzione apologetica si regola in modo essenziale anche
dallo stato delle opinioni degli avversari, che è cosa variabile e puramente
accidentale rispetto alla verità in sé, mentre la funzione penetrativa
o contemplativa si regola unicamente sull'essere dell'oggetto
della scienza. Ora è l'essere della cosa oggetto della scienza che, in
ultima analisi, determina ogni scienza, poiché scienza non dice altro
che un certo modo di conoscere l'essere dell'oggetto considerato.
È dunque l'esagerata prevalenza dell'aspetto apologetico della
teologia positivo-scolastica nella sua parte detta positiva che è la
radice di quella insoddisfazione che essa, in specie come è spesso
* 7 Non parlo, naturalmente, di trattazioni monografiche, che, per definizione,
considerano solo un aspetto o una parte di una questione, ma solo di
trattazioni sintetiche. In un trattato monografico è lecito limitarsi anche all'aspetto
semplicemente difensivo apologetico. Ma la teologia dogmatica è teologia
sintetica non monografica.