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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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132 CAP. <strong>Il</strong>I - LITURGIA E SEGNI EFFICACI<br />

Da tutto questo risulta che la Chiesa non è semplicemente la<br />

somma o l'organizzazione umana degli individui privati che sono<br />

nel suo seno, ma un'entità molto particolare, più profonda e immensamente<br />

più reale di qualsiasi aggregato puramente umano,<br />

giuridico o morale che sia. Senza Cristo non c'è Chiesa; senza gerarchia<br />

non c'è Chiesa; senza il carattere dell'ordine e l'assistenza dello<br />

Spirito coi poteri di governo, di dottrina e di santificazione non<br />

c'è Chiesa. Nella Chiesa la struttura gerarchica ha una parte insostituibile;<br />

in essa risiede un essere e dei poteri che trascendono<br />

l'essere e i poteri di qualsiasi privato, compresi i gerarchi stessi<br />

come privati, e dai quali dipende il nascere, il sussistere e il crescere<br />

dei fedeli in Cristo. Tuttavia la gerarchia sola non è la Chiesa.<br />

Ancor meno si può dire che i singoli fedeli come privati sono la<br />

Chiesa. La Chiesa è l'insieme indissolubile che risulta da Cristo<br />

capo, dalla gerarchia come struttura mediatrice umana divina, mandataria<br />

e rappresentante di Cristo, per la sua volontà insostituibile,<br />

e dal popolo che attraverso la gerarchia è unito a Cristo capo 30 .<br />

La Chiesa è la somma di questi elementi. Dal che si vede quanto<br />

trascenda la somma degli uomini che, come individui privati,<br />

la compongono.<br />

Quando si parla, dunque, dell'opus operantis Ecclesiae, come<br />

trascendente l'opus operantis del semplice individuo privato, o di<br />

un gruppo di individui privati, è alla Chiesa sopra descritta che<br />

bisogna pensare; si tratta <strong>della</strong> : « plebs sacerdoti adunata, et pastori<br />

suo grex adhaerens » 3I e l'uno e l'altro uniti a Cristo come<br />

il corpo al capo o come la sposa allo sposo. E sebbene, come abbiamo<br />

detto, anche nella preghiera di un semplice fedele nella Chiesa,<br />

sia, in qualche modo, la Chiesa che preghi, tuttavia questa attuazione<br />

<strong>della</strong> Chiesa come tale raggiunge il suo massimo di realtà e<br />

d'intensità nell'azione liturgica; l'azione cioè che la gerarchia, in<br />

virtù dei poteri speciali che, per questo, ha ricevuti da Cristo, determina<br />

essere al sommo grado la preghiera <strong>della</strong> Chiesa come corpo<br />

mistico di Cristo, ossia del popolo cristiano informato dalla gerarchia<br />

come un tutto unito intimamente a Cristo. Quei poteri dati<br />

da Cristo alla gerarchia, come al suo rappresentante e mandatario,<br />

essendo, dinanzi a Dio, poteri reali ed efficaci e non fittizi, la posizione<br />

del rito o <strong>della</strong> preghiera determinati dalla gerarchia come<br />

rito e preghiera <strong>della</strong> Chiesa come tale, in modo eminente, mette<br />

realmente in moto, per così dire, dinanzi a Dio il popolo fedele<br />

informato dalla gerarchia e in unione con Cristo. In un modo spirituale<br />

e misterioso, non solo morale, tanto meno fittizio; reale,<br />

quanto è reale e non solo morale, tanto meno fittizio, il corpo mistico<br />

di Cristo che è la Chiesa. Di qui, credo si possono capire<br />

30 Ottimamente S. CIPRIANO: «Itti sunt ecclesia: plebs sacerdoti (intendi:<br />

vescovo) adunata et pastori suo grex adhaerens. Unde scire debes episcopuni in<br />

ecclesia esse et ecclesiam in episcopo, et si qui ciim episcopo non sit, in ecclesìa<br />

non esse » (Ep. 66,8). Vedi anche CL art. 26.<br />

31 S. CIPRIANO 1. e.

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