TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

L'ARTE PASTORALE 755
quindi la scienza militare che ha per oggetto l'arte militare, tende
intrinsecamente alla prassi militare ed in essa si compie.
Ogni arte e ogni scienza dell'arte ricava i princìpi che dirigono
l'operare nella materia di cui si occupa, in primo luogo dal fine
da raggiungere, poi dalla natura immutabile delle cose implicate e,
finalmente, dal loro stato di fatto contingente come si verifica sia più
o meno abitualmente sia, e principalmente, nel momento considerato.
Al momento di agire, l'azione, per ottenere il fine, deve adeguarsi
allo stato presente delle cose implicate. E così che, per restare nello
stesso esempio, le massime e i princìpi che sono il frutto ultimo
della scienza militare, aventi rapporto all'operosità militare, sono
ricavati dal fine cui tende specificamente quest'operosità: la vittoria
dell'esercito da ottenere; dalla natura delle cose ivi implicate: ossia:
dell'uomo, dello spazio, del tempo, dei mezzi usati, come le armi da
usare; in terzo luogo dallo stato contingente abituale o momentaneo
delle cose implicate. Con il mutarsi di questo stato deve adeguarsi
l'azione concreta e i princìpi che formulano le direttive dell'operazione.
Lo stato contingente abituale delle cose implicate non può essere
ricavato che per induzione da molte esperienze dirette o indirette;
quello momentaneo al momento stesso di operare può essere conosciuto
solo per esperienza immediata ed intuito immediato che
è come la facilità e la rapidità di cogliere quello stato e di adattarvi
l'azione. Questa facilità: o la si possiede per buona disposizione di
natura, o la si ottiene, almeno in parte, per il lungo esercizio, e comunque,
in questo, sempre si sviluppa.
Dal che si vede quanto l'esperienza sia sovrana in ogni prassi
d'arte e in ogni scienza della stessa. Perché in ogni arte, trattandosi
di un'operazione concreta in vista di raggiungere un fine determinato,
l'azione deve adeguarsi non solo alla natura generica e immutabile
delle cose implicate, ma anche al loro stato momentaneo; sotto pena
di non raggiungere il fine prefisso, i princìpi teorici della scienza
vanno continuamente ripensati in funzione del mutare concreto delle
situazioni. È così che, in questo campo, anche quando si tratta della
scienza d'un'arte, e non solo della sua prassi, è perfettamente giustificata
l'istintiva diffidenza che si prova contro quelli che vengono
detti teorici a tavolino. È così pure che nella stessa prassi di un'arte
ha sovrana importanza l'intuito, la facilità e la rapidità a cogliere
lo stato concreto delle cose implicate e ad adeguarvi l'azione in vista
di raggiungere il fine; facilità che, come si è detto, si ha per natura
o si acquista in parte, ma sempre si esercita e si sviluppa per il lungo
esercizio.
Ma non basta il lungo esercizio e l'intuito pratico nell'azione per
avere la scienza dell'arte. Per questa è richiesto anche la forza di
riflessione e di sintesi teoretica intorno alle proprie azioni e a quelle
altrui. Nella prassi dell'arte una larga esperienza e l'intuito pratico
sono più importanti; nella scienza della stessa e quindi nel condurre
ed indirizzare gli altri nella stessa, occorrono, inoltre, la riflessione
e la forza di sintesi.