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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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282 CAP. IX - SALVEZZA IN COMUNITÀ<br />

In oriente, per esempio, già a partire dal quarto secolo, come<br />

nel sacramentario di Serapione, appaiono una serie di preghiere<br />

da dirsi nella messa dal solo sacerdote, oltre, naturalmente, la<br />

grande preghiera eucaristica sempre riservata a lui. Aumenta così<br />

la parte riservata al solo clero. Nel quarto-quinto secolo già sparisce<br />

l'offertorio del popolo. Sempre in oriente, davanti all'altare<br />

si sviluppò l'iconostasi che finì per nasconderlo quasi completamente<br />

agli occhi del popolo, specialmente nel momento più solenne<br />

dell'anafora, quando si chiusero anche i veli <strong>della</strong> porta<br />

centrale. S'introdusse poi l'uso che il sacerdote dicesse segretamente<br />

a voce bassa, mentre il diacono e il popolo cantavano le<br />

litanie o altri canti, le preghiere per tutti, alzando solo la voce<br />

per la conclusione finale (ecfónesi) affinché il popolo potesse rispondere<br />

l'Amen. Soprattutto, anche in oriente, s'introdusse l'uso <strong>della</strong><br />

recita segreta dell'anafora da parte del sacerdote, eccettuate alcune<br />

ecfónesi.<br />

Ma, tutto sommato, pare innegabile che la diminuzione del<br />

<strong>senso</strong> comunitario <strong>della</strong> messa fu ed è più notevole in occidente<br />

che in oriente. I tratti principali da notare in questo <strong>senso</strong> per<br />

l'occidente sono: la lingua liturgica non più capita dal popolo;<br />

lo sviluppo <strong>della</strong> messa bassa e la sua enorme moltiplicazione in<br />

messe anche solitarie di semplice devozione privata in alcuni periodi<br />

del medioevo; il fatto che, nelle stesse messe basse, vi sia<br />

stato un inserviente il quale, tra le altre cose, non solo, quando<br />

non vi era altra assistenza, poteva e doveva rispondere al sacerdote<br />

anche in quelle parti che per loro natura spetterebbero a tutto il<br />

popolo — cosa normalissima questa — ma che, inoltre, solo tra<br />

tutti, abbia avuto il diritto di dare quelle risposte, anche quando<br />

vi erano altri partecipanti, sia pure in gran numero: così la legge<br />

proibiva a questi di esercitare il loro diritto connaturale di partecipazione<br />

attiva al sacrificio; l'introduzione nella messa stessa<br />

non solo di preghiere segrete dette privatamente dal solo sacerdote,<br />

ma anche di preghiere di carattere accentuatamente privato, in<br />

cui il sacerdote prega per sé e nel proprio nome 31 ; il canone detto<br />

31 Queste preghiere d'origine medievale gallicana, si sono praticamente concentrate<br />

nella messa all'entrata, all'offertorio, alla comunione. Per l'entrata : ludica<br />

me Deus; Introito ad altare Dei; Adjutorium nostrum; Confiteor; Misereatur;<br />

Indulgentiam; Deus tu conversus; Ostende nobis; Domine exaudi orationem<br />

meam; Aufer a nobis; Oramus te, Domine. Per l'offertorio: Suscipe Sancte Pater;<br />

Deus qui humanae substantiae; Offerimus tibi; In spirita humilitatìs; Veni Sanctificator;<br />

Incensum istud; Lavabo inter innocentes; Suscipe Sancta Trinitas; Orate<br />

fratres; Suscipiat. Per la comunione: Domine Jesu Christe, qui dixisti; Domine<br />

Jesu Christe, Fili dei vivi; Perceptio corporis tui; Panem coelestem accipiam;<br />

Domine non sum dignus; Corpus Domini nostri Jesu Christi; Quid retribuam Domino;<br />

Sanguis Domini nostri Jesu Christi; Quod ore sumpsimus; Corpus tuum,<br />

Domine. Queste preghiere sono quasi tutte al singolare; anche quelle dette al<br />

plurale si riferiscono anzitutto al sacerdote stesso. Sono, in buona parte, le cosiddette<br />

apologie « perché esse si presentano come una specie di confessione o<br />

d'accusa che il sacerdote fa davanti a Dio per scusarsi dell'ardimento di celebrare<br />

così alti misteri, e quindi, come una protesta d'indegnità a motivo dei

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