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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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SPIRITUALITÀ DELLA CHIESA 637<br />

quale si compiranno tutte le varie attività, sembra cosa ovvia e<br />

investe direttamente la questione <strong>della</strong> pastorale liturgica. Basta<br />

riflettere, per il momento, che, se la <strong>liturgia</strong> è la fonte da cui nella<br />

Chiesa deriva ogni attività e il fine a cui tende ogni attività, non può<br />

essere metodo raccomandabile nell'esecuzione pratica di questa<br />

attività perdere praticamente troppo di vista che essa deriva dalla<br />

partecipazione attiva alla <strong>liturgia</strong> e deve condurre alla partecipazione<br />

attiva alla <strong>liturgia</strong>, anzitutto alla messa.<br />

Spiritualità liturgica una tra le tante scuole di spiritualità?<br />

Per comprendere la natura e le caratteristiche generali <strong>della</strong><br />

spiritualità liturgica, abbiamo cominciato questo capitolo spiegando<br />

cos'è la spiritualità in genere e in qual <strong>senso</strong>, nel seno dell'unica<br />

spiritualità cattolica, si può parlare di diverse spiritualità. Da questo<br />

modo di prospettare la questione si potrebbe facilmente venire alla<br />

conclusione che, qualunque sia il valore <strong>della</strong> spiritualità liturgica,<br />

questa non è che una spiritualità tra le tante altre esistenti nella<br />

Chiesa cattolica. Una scuola spirituale accanto alle tante altre scuole.<br />

In fondo, la scuola spirituale benedettina.<br />

È tempo ora di dissipare questa illusione. La spiritualità liturgica<br />

non è una tra le tante altre scuole di spiritualità ammesse o<br />

anche raccomandate dalla Chiesa; tanto meno essa s'identifica con<br />

la spiritualità benedettina. Ma è la spiritualità <strong>della</strong> Chiesa a un<br />

titolo che non conviene a nessun'altra.<br />

Intanto il lettore ha certamente osservato che parlando <strong>della</strong><br />

nozione e delle caratteristiche generali <strong>della</strong> spiritualità liturgica<br />

non abbiamo fatto altro che commentare gli articoli 9-13 <strong>della</strong><br />

Costituzione del concilio vaticano II sulla <strong>liturgia</strong>. A tal punto che<br />

si può dire che la spiritualità liturgica è semplicemente quella descritta<br />

nei detti articoli.<br />

La costatazione è di peso; perché è evidente che il concilio<br />

non si preoccupa affatto di proporre alla Chiesa una nuova scuola<br />

di spiritualità tra le tante già esistenti. <strong>Il</strong> suo intento è solo di porre<br />

dei princìpi di vita e d'azione validi per tutti nella Chiesa. Vuol<br />

dire dunque che se questi princìpi equivalgono ad una spiritualità,<br />

questa non può in nessun modo considerarsi come una tra le tante.<br />

Come? Ricordiamoci anzitutto di quello che abbiamo detto a proposito<br />

del concetto di opus operantis Ecclesiae, intorno ai diversi gradi<br />

nei quali la Chiesa come tale è, per così dire, impegnata in quello<br />

che viene pur fatto nel suo seno, per esempio in una preghiera.<br />

Ogni preghiera, fatta da un individuo qualsiasi nel seno <strong>della</strong> Chiesa,<br />

ossia, purché il tale individuo sia unito in fede, in sacramenti e<br />

in ubbidienza alle legittime gerarchie, è in modo realissimo, preghiera<br />

<strong>della</strong> Chiesa. È la Chiesa, corpo di Cristo, è Cristo stesso che<br />

prega nella preghiera di quell'individuo. <strong>Il</strong> quale, dunque, non è

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