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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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TRINITÀ NELLA MESSA 227<br />

anche in esso la tradizionale visuale cristologico-trinitaria senza<br />

eccessive difficoltà. Si ponga mente ai testi seguenti:<br />

« <strong>Il</strong> Signore sia con voi... Ringraziamo il Signore Iddio nostro...<br />

È cosa davvero degna e giusta, doverosa e salutare che noi sempre e in ogni<br />

luogo Ti rendiamo grazie, Signore, santo Padre, onnipotente eterno Iddio, per<br />

mezzo di Cristo nostro Signore... (/ diversi prefazi mettono in luce ora l'uno ora<br />

l'altro degli aspetti dell'opera redentiva del Padre per mezzo di Cristo...). Per<br />

mezzo del quale la Tua maestà lodano gli angeli...<br />

Te, dunque, clementissimo Padre, per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figliolo,<br />

nostro Signore, noi umilmente preghiamo e Ti chiediamo di aver grati e benedire<br />

questi doni, queste offerte, questi santi ed illibati sacrifici... Questa<br />

oblazione, tu, o Dio, te ne preghiamo, degnati di pienamente benedirla,<br />

accettarla a merito, ratificarla in ostia spirituale e degna di piacerti che<br />

diventi per noi il corpo e il sangue del tuo dilettissimo Figliolo, Signor nostro<br />

Gesù Cristo.<br />

<strong>Il</strong> quale, nella vigilia <strong>della</strong> sua passione, preso il pane... Similmente... preso...<br />

questo prezioso calice... Ogni qualvolta farete questo, è a memoria di me che<br />

lo farete.<br />

Perciò, facendo la memoria, o Signore, anche noi, tuoi servi, come altresì<br />

il tuo popolo santo, <strong>della</strong> beata passione del medesimo Cristo, Figlio tuo, Signore<br />

nostro, come anche <strong>della</strong> sua risurrezione dagl'inferi, e <strong>della</strong> sua ascensione<br />

nella gloria, offriamo alla tua gloriosa Maestà, dai tuoi doni che ci hai dati, la<br />

Vittima pura, la Vittima santa, la Vittima senza macchia, il Pane sacro <strong>della</strong><br />

vita eterna e il calice <strong>della</strong> salvezza imperitura. Ad essi, benevolo, degnati di<br />

guardare con favore e di gradirli come ti degnasti di gradire i doni del tuo<br />

servo Abele il giusto... Supplichevoli ti preghiamo, onnipotente Iddio, falli portare<br />

per le mani del tuo santo Angelo sul tuo celeste altare al cospetto <strong>della</strong><br />

tua divina Maestà, affinché, quanti, partecipando a quest'altare, riceveremo il<br />

sacrosanto corpo e sangue del tuo Figliolo veniamo ricolmi di ogni benedizione<br />

e grazia dal cielo, per lo stesso Cristo Signore nostro. Amen...<br />

Per il quale tutte queste cose tu crei sempre buone, santifichi, vivifichi, benedici<br />

e doni a noi; per Lui e con Lui e in Lui viene a Te, Dio Padre onnipotente,<br />

nell'unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria in tutti i secoli dei secoli.<br />

Amen ».<br />

È evidente che, rispetto al Padre e a Cristo, la prospettiva cristologico-trinitaria<br />

secondo lo schema a, per, ad, nella visuale <strong>della</strong><br />

storia sacra non è minore qui che nell'anafora di Ippolito o nelle<br />

anafore orientali. Solo che nel testo attuale, lo Spirito è menzionato<br />

unicamente nella dossologia finale con la formula « nell'unità dello<br />

Spirito Santo ». Se, come sopra accennato, si interpreta questa clausola<br />

nel <strong>senso</strong> : « nell'unità che crea tra noi la presenza dello Spirito<br />

Santo », lo schema cristologico-trinitario appare rietto, anche se sia<br />

necessario ammettere che, rispetto ad altre anafore, non è molto appariscente.<br />

Così nel testo attuale. Ma è questa, storicamente parlando,<br />

la sola menzione nel canone romano, <strong>della</strong> parte, per così dire<br />

propria, dello Spirito Santo nel compimento dell'azione eucaristica?<br />

La cosa è connessa con la questione dell'esistenza o meno di<br />

una epiclesi per la venuta dello Spirito Santo nell'antico canone<br />

romano. Come si sa, la questione è discussa tra i liturgisti 58 . A<br />

58 In <strong>senso</strong> reticente, e piuttosto negativo, JuNeMANN, Missarum sollemnia<br />

ed. ital. II pp. 149-51; in <strong>senso</strong> positivo vedi per es., S. SALAVILLE in: Dict. de théol.<br />

catti. V (1939) 218 ss; RIGHETTI, IH p. 320 ss.

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