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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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IL PRINCIPIO FONDAMENTALE 429<br />

mistero di Cristo nello svolgimento <strong>della</strong> storia sacra si compie dunque<br />

come per abbozzi successivi, nei quali gli antecedenti preparano,<br />

annunziano, prefigurano i susseguenti.<br />

Ora, le realtà delle fasi in cui si concretizza successivamente<br />

il mistero di Cristo, noi le conosciamo attraverso i testi dell'Antico<br />

e del Nuovo Testamento. Ne segue che per capire esaurientemente il<br />

significato che hanno le realtà di cui parla la Scrittura agli occhi di<br />

Dio (l'unico significato che conta), è necessario considerarle anche<br />

in rapporto allo svolgimento susseguente <strong>della</strong> stessa storia sacra,<br />

poiché solo in questo ognuna trova il suo connaturale compimento,<br />

il suo pieno significato.<br />

Così tutto l'Antico Testamento e le realtà di cui parla, oltre ad<br />

essere quello che sono, preparano, annunziano, prefigurano come in<br />

un primo abbozzo quelle realtà che si realizzarono poi nella vita storica<br />

di Cristo e si realizzano continuamente nella vita reale, mistica:<br />

liturgica ed extraliturgica, dei cristiani nella Chiesa, nell'economia<br />

presente tra l'ascensione e la parusia. A loro volta, le realtà dell'economia<br />

presente preparano, annunziano, prefigurano le realtà che si<br />

compiranno nell'ultima escatologia.<br />

Questo indica praticamente che il significato completo delle<br />

realtà di cui parla l'Antico Testamento può capirlo solo chi le<br />

mette in rapporto con le realtà di cui parla il Nuovo e con quelle<br />

che si compiono ora nella Chiesa nella vita ascetica e mistica, liturgica<br />

ed extraliturgica, dei cristiani. Come anche, per capire<br />

tutta la portata delle realtà che si compiono nella Chiesa, nella vita<br />

ascetica e mistica dei fedeli, bisogna considerarle prima guardando<br />

indietro alla luce delle realtà di cui parla il Nuovo Testamento e di<br />

quelle di cui parla l'Antico; poi, guardando avanti alla luce delle realtà<br />

future dell'escatologia. Infatti solo così si capirà come le realtà che<br />

si compiono oggi nella Chiesa nella vita soprannaturale dei fedeli<br />

furono preparate, annunziate, rese possibili, prefigurate nella storia<br />

del mondo prima di Cristo; furono a loro modo realizzate nella vita<br />

di Cristo stesso e, a loro volta, preparano, annunziano, prefigurano,<br />

le realtà escatologiche a cui tendono.<br />

Ritroviamo così, a proposito <strong>della</strong> Scrittura, il grande concetto<br />

<strong>della</strong> quadrimensionalità del segno liturgico. Ecco scoperto il principio<br />

essenziale che deve guidare il cristiano nella lettura e nell'interpretazione<br />

<strong>della</strong> Scrittura, dei suoi mysteria; principio ripetuto<br />

senza posa dai Padri <strong>della</strong> Chiesa e che S. Agostino formulò press'a<br />

poco così: nell'Antico Testamento si nasconde il Nuovo e nel<br />

Nuovo si manifesta l'Antico: In V'eteri Testamento Novum latel et<br />

in Novo Vetus patet 2 . Si può anche formularlo così: L'economia<br />

2 Cfr. Quaest. in ev. n. 73. Abbiamo già rilevato come sia oggi in atto, tra<br />

gli storici, una salutare reazione tendente a comprendere più equamente e a<br />

rivalutare nei suoi giusti elementi, sceverati da quelli caduchi, l'esegesi patristica,<br />

che poggia in massima parte sul predetto principio. <strong>Il</strong> P. J. DANIÉLOU, studia<br />

l'esegesi patristica da questo punto di vista, in diretta connessione con la loro<br />

spiegazione cosiddetta simbolica, <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>, in due opere. In Sacramentum<br />

futuri. Études sur les origines de la typologie biblique, Paris 1950, passa in ras-

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