TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

LITURGIA CULMINE E FONTE 763
ma, formalmente, per mezzo del suo intelletto. Ciò è vero perché
l'intelletto appartiene all'uomo non solo in modo sostanziale ed
essenziale, ma addirittura come parte sostanziale determinante rispetto,
poniamo, al corpo o alle altre facoltà.
In modo simile è giusto dire che la liturgia, nella sua concreta
realtà, è apice e fonte della vita della Chiesa, e in modo speciale
della sua operosità pastorale, anche se ciò non lo è in ugual modo
per ogni sua parte, ma, formalmente, per l'eucaristia; perché l'eucaristia
appartiene alla liturgia non solo in modo sostanziale e non
accidentale, ma addirittura in modo tale da esserne il cuore e il
centro, o la parte determinante rispetto alle altre componenti.
Inoltre, le altre parti della liturgia sono anzitutto gli altri sacramenti.
Ma anche per mezzo di essi la liturgia è apice e fonte di tutta
la vita soprannaturale della Chiesa, poiché questi ottengono i loro
effetti di santificazione dell'uomo e di glorificazione di Dio, anzitutto
ex opere operato.
Gli stessi sacramentali, pur non avendo allo stesso fine né l'efficacia
né l'importanza dei sacramenti, e tanto meno dell'eucaristia,
tuttavia lo raggiungono ex opere operantìs Ecclesiae.
Perciò la Mediator Dei u dice che nella liturgia : « il culto che
la Chiesa, unita al suo divin Capo, rende a Dio, ha la massima
efficacia per raggiungere la santificazione ». La Costituzione non fa
altro che ribadire la stessa dottrina quando conclude l'articolo
10 con le parole : « Dalla liturgia dunque, e particolarmente dall'eucaristia,
deriva in noi, come da sorgente la grazia, e si ottiene
con la massima efficacia, quella santificazione degli uomini e glorificazione
di Dio in Cristo, verso la quale convergono, come a loro
fine, tutte le altre attività della Chiesa ».
Per questo appunto la liturgia, per sua stessa natura, è centro,
apice e fonte di ogni attività pastorale e si deve dire che il fine di
questa viene raggiunto non già precisamente per mezzo della liturgia,
ma, più esattamente, nella liturgia.
Questo implica che, considerando le varie attività in cui si esplica
la pastorale, e distinguendo l'attività direttamente liturgica da tutte
le altre, non si deve concepire la liturgia come mezzo ordinato alle
attività extraliturgiche, ma, al contrario, le attività extraliturgiche
come mezzi ordinati alla liturgia, ossia all'incontro tra il popolo e
Dio in Cristo nella liturgia, e come effetti derivanti dalla liturgia.
11 movimento liturgico, certamente a causa del maggiore pericolo che
ci poteva essere d'invertire indebitamente gli ordini nel momento
stesso che si sottolineava l'intima connessione tra pastorale generale
e liturgia, non ha mai cessato di ricordare questa verità, specialmente
dal momento della sua impostazione nettamente pastorale ,3 .
n n. 26.
: - Vedi L. BOUYIIR, Quelqiies mises au point sur le setts et le róle de la
liturgie, in: Études de pastorale liturgique (Lex Orandi I) Paris 1944, p. 384,
n. Ili, IV. Vedi anche: À propos de liturgie missionnaire, in: Paroisse et liturgie
32 (1950), p. 11-24 articoli di CHEVROT, E. DE MEESTER, J. DE FÉLIGONDE. Sullo