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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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208 CAP. VII - MOVIMENTO CRISTOLOGICO-TRINITARIO<br />

vano al Figlio e per il Figlio salgono al Padre » 19 . Da questi testi —<br />

e si potrebbero moltiplicare — è facile rendersi conto quanto la<br />

coscienza cristologico-trinitaria nella visuale scritturistica dello<br />

schema a, per, in, ad operasse efficacemente nella psicologia religiosa<br />

delle prime generazioni cristiane.<br />

Nei secoli IV e V questo punto di vista non venne dimenticato,<br />

anche se, per la necessità <strong>della</strong> polemica antiariana, i Padri ora con<br />

quella stessa formula pensano più esplicitamente alla vita intratrinitaria<br />

delle singole persone e più che a Cristo pensano al Verbo.<br />

Ecco, per esempio, come S. Atanasio e S. Gregorio Nisseno formulano<br />

la legge trinitaria degli interventi di Dio nel mondo in modo generalissimo<br />

ed assoluto: « <strong>Il</strong> Padre fa tutto per mezzo del Verbo nello<br />

Spirito Santo » -°. « Qualsiasi operazione che da Dio arriva alla creatura...<br />

ha origine dal Padre, si continua per il Figlio e si compie nello<br />

Spirito Santo » 21 .<br />

Nella lotta che la Chiesa ebbe allora a sostenere contro coloro<br />

che negavano la divinità dello Spirito Santo, è ancora alla solita prospettiva<br />

scritturistica che i Padri fecero ricorso per difendere la fede.<br />

Lo Spirito Santo è veramente Dio, essi arguivano; infatti, è perché<br />

lo Spirito Santo è in noi che siamo resi conformi al Verbo e per<br />

mezzo del Verbo al Padre, nella quale conformità consiste appunto<br />

la nostra deificazione. Ma nessuna creatura può farci mai partecipi<br />

<strong>della</strong> natura divina. « Lo Spirito Santo è l'unguento e il sigillo col<br />

quale il Verbo unge e segna tutto... Così segnati, giustamente diventiamo<br />

partecipi <strong>della</strong> divina natura come dice Pietro, ' e così la<br />

creatura diventa partecipe del Verbo nello Spirito e per lo Spirito<br />

siamo partecipi di Dio... ogni volta Che si dice che siamo partecipi<br />

di Cristo e partecipi di Dio si dà ad intendere che quella<br />

unzione e quel sigillo che, è in noi non è di natura creata,<br />

ma è del Figlio, il quale per lo Spirito ehe-é-hr tui ci congiunge<br />

al Padre » 22 . Questo ragionamento è comune tra i Padri di quell'epoca;<br />

non è necessario insistere. Basti solo osservare quanto in quei<br />

secoli quel modo scritturistico di considerare le cose fosse profondamente<br />

radicato e connaturale nella mente di tutti, poiché i<br />

Padri potevano tranquillamente partire da esso come da presupposto<br />

a tutti noto e da tutti pacificamente ammesso, per redarguire<br />

gli errori degli eretici.<br />

Naturalmente, insistiamo, quando si dice che per la prospettiva<br />

<strong>della</strong> storia sacra e <strong>della</strong> salvezza nella visuale a, per, in, ad, incide<br />

così profondamente nella visione cristiana del mondo e <strong>della</strong> vita<br />

nella Scrittura e nella tradizione più antica, non si vuol dire che nel<br />

Nuovo Testamento e in quella tradizione, quando si parla dei rapporti<br />

tra Dio e l'uomo, dei benefìci di Dio, <strong>della</strong> preghiera, ecc. sempre<br />

e ovunque appaia quello schema nella sua integrità. Sarebbe<br />

facile addurre testi nei quali l'autore sembra fermarsi a Dio in ge-<br />

20 ATANASIO, Ad Serap. I 28.<br />

21 GREGORIO NISS., Quod non sint tres dii.<br />

22 ATANASIO, Ad Serap. I 23.

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