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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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256 CAP. Vili - IL KYRIOS<br />

questo punto. Credo poter affermare come un fatto (con due apparenti<br />

eccezioni che tratterò in nota) che non c'è autore preniceno,<br />

orientale od occidentale, la cui dottrina eucaristica sia pienamente<br />

affermata, che non consideri l'offerta e la consacrazione dell'eucaristia,<br />

come l'azione attuale di nostro Signore stesso, la seconda<br />

persona <strong>della</strong> Trinità. E nella stragrande maggioranza degli autori<br />

è chiaro che tutto il loro modo di concepire la cosa s'incentra<br />

intorno alla figura del sommo sacerdote all'altare celeste 17 . E questo<br />

certamente il concetto delle - antiche preghiere liturgiche... L'importante<br />

è di notare, dal nostro immediato punto di vista, che<br />

quando la Chiesa prenicena pensava e parlava dell'eucaristia come<br />

di un'azione, come di qualcosa che "è fatto", la concepiva in primo<br />

luogo come un'azione di Cristo stesso, continuamente offerente,<br />

attraverso e nel suo corpo che è la Chiesa, la sua "carne per la vita<br />

del mondo". È il perpetuamente nel tempo, per via di anamnesi,<br />

del suo atto redentore eternamente accetto e completo ». La Chiesa<br />

ha sempre creduto che la messa non è altro che un certo modo<br />

per cui si rende presente sulla terra quello che apparì a Giovanni<br />

nell'apocalisse quando vide « tra il trono, i quattro animali e i<br />

vecchi, un agnello, in piedi, come sgozzato » (5,6), agnello che non<br />

è altro che quel « sommo sacerdote che si è assiso alla destra del<br />

trono <strong>della</strong> Maestà nei cieli, quale liturgo del santuario e del<br />

tabernacolo vero » (Eb 8,1 s), il nostro « paraclito presso il Padre»<br />

(1 Gv 2,1), « sempre vivo per intercedere » (Eb 7,25) per noi.<br />

Questo concetto <strong>della</strong> messa come azione di Cristo stesso ora<br />

glorioso alla destra del Padre, che opera sotto il velo dei riti e<br />

attraverso i ministri umani, è continuato, sempre nella tradizione<br />

patristica e liturgica, anche dopo Nicea. Questo è vero anche se,<br />

sotto un certo aspetto, sia stato talvolta come un po' affievolito dal<br />

forte accentuarsi in Oriente, a partire dal secolo quarto, <strong>della</strong> parte<br />

dello Spirito Santo nel compimento del sacrificio eucaristico 1S .<br />

Accentuando la parte dello Spirito Santo, potè succedere, per esempio,<br />

a S. Cirillo di Gerusalemme, di parlare di Cristo come se fosse<br />

passivo al momento essenziale del compimento del sacrificio 19 .<br />

Ma anche in quelle liturgie dove si calcò, mediante l'epiclesi consacratoria,<br />

l'idea <strong>della</strong> parte dello Spirito nella messa, si conservò<br />

sempre anche l'altro concetto che Cristo opera attivamente nel<br />

momento essenziale del sacrificio. Questo anche se non si spiegava<br />

come l'uno e l'altro potessero conciliarsi. Così la <strong>liturgia</strong> bizantina<br />

di S. Basilio (e di S. Giovanni Crisostomo), pur avendo chiaramente<br />

la preghiera per la venuta dello Spirito Santo, nella formula<br />

del cheroubikón dice indirizzandosi a Cristo: «Nessuno è degno...<br />

di avvicinarsi, accostarsi o ministrare a Te, Re <strong>della</strong> gloria. Mini-<br />

17 Dix cita tra gli autori: Clemente Romano, Giustino, Ireneo, Tertulliano,<br />

Clemente Ales., Origene, Cipriano, e forse Policarpo. Poi aggiunge: « Non occorre<br />

moltiplicare le citazioni ».<br />

i8 Vedi Dix 1. e. 276-302.<br />

'? 'bid. 278 ss.

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