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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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702 CAP. XXII - S. GERTRUDE E SPIRITUALITÀ LITURGICA<br />

detta. Gertrude non si spaventa affatto di questa conclusione, o,<br />

comunque, il Signore l'ammonì di non spaventarsene. Perché, in<br />

un'altra occasione, in cui era tormentata dallo stesso dubbio intorno<br />

all'origine divina delle sue spiegazioni, Cristo le risponde:<br />

« Perché, dunque, si dovrebbe disprezzare questo mio dono per il fatto<br />

che lo avessi fatto per più sottile via, per mezzo delle tue facoltà naturali che<br />

mi sono create perché mi servissero? È più mirabile e accettabile che per creare<br />

l'uomo dicessi deliberando: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza<br />

(Gn 1,26) di quello che dissi creando le altre cose: sia fatta la luce, sia fatto<br />

il firmamento (Gn 1) ».<br />

Gertrude non si sentì del tutto appagata, poiché osservò : « Chiunque,<br />

lavorando di proprio <strong>senso</strong>, potrebbe proporre diverse considerazioni<br />

da lui stesso trovate, e così difenderle per l'autorità <strong>della</strong><br />

Scrittura, anche senza averle conosciute per l'influsso <strong>della</strong> tua grazia<br />

». Ma, purché si verifichino certe determinate previe condizioni,<br />

il Signore non trova inconvenienti in questa conseguenza:<br />

«Rispose il Signore: "aggiungi questo criterio: se qualcuno, tutto considerato,<br />

ha coscienza che la sua volontà è talmente unita alla mia che in nessuna,<br />

sia pur minima cosa e in nessuna occasione, sia favorevole che contraria, può<br />

volere discordare dal mio beneplacito; se, inoltre, in tutto quello che fa o soffre,<br />

desidera con tale purezza la mia sola lode e gloria, che in ogni cosa rinuncia<br />

totalmente alla propria utilità e al proprio vantaggio; costui, con sicurezza, può<br />

affermare qualsiasi buona cosa che ha trovata per esercizio delle proprie facoltà<br />

accompagnato da interno sapore, purché non manchi l'appoggio <strong>della</strong> testimonianza<br />

delle sacre Scritture e possa essere utile al prossimo" » ' '.<br />

Come si vede, le precauzioni sono molte. Comunque, verificatesi<br />

queste precauzioni, la questione di sapere se le spiegazioni proposte<br />

siano state veramente ispirate per grazia speciale oppure siano frutto<br />

del naturale lavorio di colui che le dà, perde tutta la sua importanza.<br />

A noi preme rilevare che tutto questo Gertrude lo sapeva benissimo e<br />

che quindi era molto lontana da attribuire importanza decisiva all'origine<br />

propriamente soprannaturale o solo naturale delle lezioni che<br />

andava ricavando dalle sue visioni.<br />

Ed è certo che teneva moltissimo a quegli ammaestramenti impartiti<br />

agli altri. A tal punto che, in un'occasione in cui il Signore le<br />

lasciò la scelta di essere illuminata o per via completamente superiore<br />

e più profonda, ma incomunicabile agli altri, o per via inferiore,<br />

ma comunicabile, preferì questa seconda perché più utile al prossimo.<br />

« Aveva infatti due modi di fruire di Dio. Uno nel quale, per eccesso di<br />

mente era portata in modo così totale in Lui che poi poteva narrarne pochissimo<br />

ad utilità del prossimo. L'altro modo consisteva in questo che, affilando<br />

i suoi sensi nella meditazione delle Scritture, con la cooperazione del Signore,<br />

ne acquistava intelletto spirituale con mirabile sapore e dilettazione, come se<br />

giocasse a faccia a faccia con il Signore, come un amico talvolta gioca a tavola<br />

solo a solo con un suo intimo amico. In questo secondo modo le era possibile<br />

essere utile agli altri. Era questo che il Signore le chiedeva domandando se<br />

ii IV 14 p. 343 ss.

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