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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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644 CAP. XXI - LITURGIA E SPIRITUALITÀ<br />

liturgico e spiritualità liturgica non possano essere per i comuni<br />

mortali; ma che richiedano ambienti ristretti, culturalmente e spiritualmente<br />

scelti, sensibili alle raffinatezze estetiche del canto gregoriano,<br />

dove esista la possibilità di numerosi inservienti intorno all'altare<br />

per poter svolgere i sacri riti in tutta la loro ampiezza e<br />

con tutto il loro decoro, ecc. ecc. In specie, si crederà che il vescovo<br />

nelle difficoltà pratiche di una diocesi da cristianizzare nuovamente,<br />

il missionario, il parroco di campagna tra i contadini, quello di città<br />

a capo di una parrocchia operaia, non hanno niente da guadagnare<br />

a mettersi loro stessi e ad indirizzare i loro sudditi alla scuola <strong>della</strong><br />

<strong>liturgia</strong>.<br />

Quanto tutto questo sia contrario alla verità, si vedrà ancor<br />

meglio nei capitoli sulla <strong>liturgia</strong> e la pastorale. Per buona fortuna<br />

il movimento liturgico, dalla seconda guerra mondiale a questa parte,<br />

è definitivamente uscito dai monasteri benedettini ed è, su larga<br />

scala, in mano d'insigni pastori d'anime impegnati in una lotta sommamente<br />

concreta ed eminentemente ecclesiale ed universale per<br />

la cristianizzazione o ricristianizzazione del mondo. <strong>Il</strong> frutto di<br />

questa pastoralizzazione e universalizzazione del movimento liturgico<br />

si è visto nel concilio vaticano II. Così lo vuole lo spirito <strong>della</strong><br />

<strong>liturgia</strong>. Niente di più grato poteva essere fatto a quei benedettini<br />

che hanno veramente penetrato questo spirito.<br />

3. LO SFORZO ASCETICO NELLA TENDENZA ALLA PERFEZIONE<br />

E LA SPIRITUALITÀ LITURGICA<br />

Parlando <strong>della</strong> nozione generale di spiritualità abbiamo anche<br />

ricordato il <strong>senso</strong> preciso e la necessità <strong>della</strong> distinzione tra aspetto<br />

ascetico e aspetto mistico <strong>della</strong> tendenza verso la perfezione cristiana.<br />

Sappiamo che questa distinzione, presupponendo la comune parte<br />

tanto di Dio e <strong>della</strong> grazia che dell'uomo e dello sforzo umano,<br />

in ogni azione soprannaturale, si fonda, in primo luogo, sulla diversa<br />

intensità, forse anche psicologicamente avvertita, ora dello sforzo<br />

umano e <strong>della</strong> sua penosità, sebbene sempre aiutato dalla grazia,<br />

e ora dell'azione di Dio con la conseguente maggiore passività dell'uomo<br />

e facilità dell'atto; in secondo luogo sulla prevalenza o meno<br />

dell'aspetto intuitivo su quello discorsivo. Ognuno dei due aspetti<br />

comporta simultaneamente valore purificativo dal peccato e dall'imperfezione<br />

e valore unitivo a Dio. Dopo aver esaminato la nozione<br />

e le caratteristiche generali <strong>della</strong> spiritualità liturgica, è necessario<br />

ora considerarla più in particolare sotto questo doppio aspetto<br />

ascetico e mistico nella tendenza verso la perfezione.

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