TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

306 CAP. XI - LITURGIA, UOMO, MONDO
dote: Preghiamo per la Chiesa di Dio...; preghiamo per il beatissimo
Pontefice nostro... per i presbiteri, diaconi... per l'imperatore...
per i catecumeni, e via dicendo. Ancor oggi, si può vedere questo
tipo di preghiera liturgica nella sinassi del Venerdì Santo.
Altra traccia si ha liei flectamus genua e nel levate che nelle messe
delle quattro tempora, eccetto quelle di Pentecoste, precedono gli
oremus. Ma oggi il levate segue quasi subito il flectamus genua
e tra l'uno e l'altro non c'è più preghiera privata. Anticamente, nell'ufficio
divino monastico, tra la recitazione dei salmi, vi sono stati
talvolta momenti più o meno prolungati di preghiera privata in silenzio.
Comunque, nella messa propriamente detta, nella messa
dei fedeli, nessuna seria traccia di simili momenti sospensivi ufficiali
di preghiera e di meditazione privata 20 . La messa è l'azione
sacra per eccellenza; 9 cosa che si fa: eucharistìam facere; sacrum
facete; oblationem facere; evXagioiiav noulv; /.wairjQia xeXelv; JIQOO-
(pogày èmuhlv.
La messa è, in sostanza, la ripetizione di quello che fece Cristo
nell'ultima cena: fate questo in memoria di me. Ora, Cristo, facendo
eucaristia, spezzò il pane e lo dette ai discepoli dicendo: prendete,
questo è il mio corpo; similmente col calice: facendo eucaristia,
lo distribuì ai discepoli dicendo: prendete, questo è il calice
della nuova alleanza nel mio sangue. Era, trasformata, l'azione
sacra « eucaristica » conviviale dei giudei. E azione sacra essenzialmente
sempre rimase.
Con questo non si vuol dire affatto che nella liturgia, e nella
messa stessa, sia pure la messa pontificale, non sia desiderabile un
concentramento individuale del sacerdote e dei fedeli, anche fortissimo
e d'ordine psicologico, non escluso quello del genere propriamente
passivo e mistico; tanto meno si dice che tale concentramento
non sia possibile. Si vuol solo dire che, se deve avvenire
o anche avviene — la questione deve essere esaminata meglio dove
si parlerà di liturgia e spiritualità — la via che a tale fine propone
la liturgia stessa è quella d'una abbondante, varia, continua e dolce
attualizzazione comunitaria e simultanea di tutta la psicologia
umana: movimenti corporei, diversi sensi — specialmente occhio
e udito — immaginazione, sentimenti, affetti, intelligenza, volontà;
e tutto ciò nel corso di un'azione sacra che si svolge ininterrottamente
e alla quale gerarchia e fedeli, ognuno a suo modo, devono
prendere parte attiva. La liturgia non invita i fedeli, e tanto meno
il celebrante, in vista di pregare e unirsi a Dio, a isolarsi il più
possibile dai comuni movimenti, canti, parole, risposte e dall'ambiente
di quello che si dice e si fa. Tutto questo, è vero, pone un
certo problema, da esaminarsi a suo tempo: se cioè, per questo
stesso, non sia il caso di accusare la liturgia di favorire poco il
20 L'interruzione attuale nel Memento dei vivi e dei defunti nel canone
romano per natura sua non è destinata ad altro che a sostituire l'antica prassi
della lettura dei nomi scritti sulle tavolette, o dittici, fatta ad alta voce dal
diacono. Il cambiamento avvenne quando s'introdusse la messa bassa.