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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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FORMAZIONE DEL CLERO 793<br />

prassi <strong>della</strong> pastorale liturgica è un'arte e un'arte che deve comunicare<br />

un atteggiamento vitale, la pastorale liturgica suppone che il<br />

pastore sia vitalmente permeato per propria esperienza di questa<br />

realtà che è la <strong>liturgia</strong>, <strong>della</strong> sua virtù pastorale, del significato e<br />

<strong>della</strong> necessità di quella partecipazione attiva a cui deve condurre<br />

il popolo.<br />

Che il movimento liturgico nella sua prima tappa, in una qualsiasi<br />

ragione, debba prendere di mira anzitutto il clero e in primo<br />

luogo il clero parrocchiale e, più esattamente, il giovane clero destinato<br />

ad essere il clero parrocchiale, è stato sempre evidente e lo è<br />

maggiormente oggi che il movimento è entrato decisamente nella<br />

sua fase pastorale.<br />

È quanto esplicitamente osserva la Costituzione del concilio vaticano<br />

II : « Ma poiché non si può sperare la realizzazione di tutto<br />

ciò (condurre il popolo alla partecipazione attiva e piena), se gli<br />

stessi pastori d'anime non siano penetrati, loro per primi, dello<br />

spirito e <strong>della</strong> forza <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>, e ne diventino maestri, è perciò<br />

assolutamente necessario dare il primo posto alla formazione liturgica<br />

del clero » 62 .<br />

La situazione, per quanto riguarda la formazione liturgica del<br />

clero, varia naturalmente molto da regione a regione. È evidente<br />

tuttavia che, sebbene, sul piano dei princìpi e <strong>della</strong> legislazione generale,<br />

il concilio abbia ormai solennemente codificato le istanze più<br />

profonde del movimento liturgico anche in questo campo, tanto che<br />

esse non possono essere più ignorate da nessun vescovo o sacerdote,<br />

tuttavia, sul piano pratico, presso moltissimi sacerdoti rimane ancora<br />

tutto o quasi tutto da fare.<br />

Perché? Lo si può dire in poche parole citando quanto disse in<br />

proposito Monsignor Guglielmo van Bekkum, vicario apostolico di<br />

Ruteng, in Indonesia, quando, parlando specificamente dei missionari,<br />

costatava la loro generale deficienza nella questione liturgica, e si<br />

chiedeva :<br />

« Come si è giunti a questa sorprendente concezione? Certamente vi ha<br />

giocato un ruolo decisivo la formazione ricevuta. Noi missionari, nella nostra<br />

infanzia, non abbiamo avuto un'educazione liturgica. Anche la formazione da<br />

noi ricevuta in seminario non era purtroppo atta a colmare questa lacuna,<br />

poiché sotto il nome d'istruzione liturgica si comprendeva l'introduzione alle<br />

rubriche o, nel migliore dei casi, una supplementare rapida scorsa alla storia<br />

<strong>della</strong> <strong>liturgia</strong>. Perciò dalla maggior parte di noi la vera partecipazione interiore<br />

ed esteriore alla celebrazione e alla vita <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> non sono mai state assimilate<br />

e fatte proprie. Tuttavia, finché non si è giunti a questo, non si può<br />

pienamente afferare il valore, la natura e la ricchezza <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> e non si<br />

può dare un limpido giudizio sul valore missionario di un'autentica celebrazione<br />

liturgica » e3 .<br />

«= CL art. 14.<br />

63 // rinnovamento liturgico al servizio delle missioni, in: La restaurazione<br />

liturgica nell'opera di Pio XII, Atti del congresso di Assisi 1956, p. 121.

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