TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

692 CAP. XXI - LITURGIA E SPIRITUALITÀ
sacerdote e del suo Corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza,
e nessun'altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso
grado, ne uguaglia l'efficacia » 91 . — 2. « La liturgia non esaurisce
tutta l'azione della Chiesa... Nondimeno la liturgia è il culmine verso
cui tende l'azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana
tutta la sua virtù » 92 . — 3. « I pii esercizi del popolo cristiano... sono
vivamente raccomandati... Bisogna però che tali esercizi, tenendo
conto dei tempi liturgici, siano ordinati, in modo da essere in armonia
con la sacra liturgia, da essa traggano in qualche modo ispirazione,
e ad essa, data la sua natura di gran lunga superiore, conducano
il popolo cristiano » 93 . La contemplazione privata fuori della
liturgia non fa eccezione a queste regole.
Conclusione su liturgia e mistica
In conclusione, non è un paradosso affermare che liturgia e
mistica possono andare benissimo insieme ed anche, insieme, rigogliosamente
prosperare. Proprio come alla fine del precedente articolo
si concludeva intorno all'ottimo connubio che può e deve esserci
tra liturgia, spiritualità liturgica e sforzo ascetico operoso verso la
perfezione. Ma come alla fine di quell'articolo si riconoscevano lealmente
i pericoli specifici che in liturgia e in spiritualità liturgica —
come in qualsiasi altro tipo di spiritualità — vi possono essere contro
la seria operosità ascetica nella tendenza alla perfezione, così altrettanto
si riconoscono taluni pericoli specifici della spiritualità liturgica
— di nuovo, come di qualsiasi altra spiritualità — nel campo
della mistica, dai quali il cultore di liturgia dev'essere sempre sollecito
di guardarsi.
S. Giovanni della Croce non è certamente completo nel modo
di considerare la parte della liturgia nella vita mistica. Tuttavia,
per lo stesso cultore di liturgia e di spiritualità liturgica, tutt'altro
che inutile sarà il forte ammonimento che proclamano i suoi scritti
sulla necessità per l'uomo spirituale, sollecito di disporsi alle grazie
di unione mistica con Dio, di non fermarsi all'esteriorità dei riti e
ai gusti sensibili degli apparati esteriori del culto, ma, con seria
preparazione di vita mortificata, di usarli come mezzo per cogliere
sollecitamente l'interiorità alla quale devono condurre e che essi,
con la loro stessa presenza ed azione continua nell'azione liturgica,
devono nutrire e sostenere.
A parte le sfumature proprie in cui si realizzerà in spiritualità
liturgica, la nudità di spirito rimane in essa un assioma, come in
qualsiasi altra spiritualità, per disporsi, o essere disposti, all'unione
mistica. Vuol dire che, riguardo all'uso delle cose esterne e all'impegno
che avrà in esse, sia pure trattandosi di culto, il mistico,
si CL, art. 7.
o- Ibid., art. 9 e 10.
81 Ibid., art. 13.